Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/240

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228 annie vivanti

degli estranei, come dubitare ancora, sperare ancora? Fino ad oggi, tutta compresa nella sua propria sventura, afferrata dal turbine delle sue proprie angoscie, Luisa aveva risolutamente chiuso gli occhi e il cuore ad ogni altro pensiero; ciò che accadeva intorno a lei era parso senza importanza, insignificante ed irreale come un sogno. Se nello sfondo del suo pensiero aveva pur sentito la minaccia di quell’altra sventura, nella lotta di vita e di morte in cui si dibatteva non si era fermata a domandarsi che ne sarebbe di quell’altra anima che naufragava accanto a lei, infranta e sommersa dalla medesima procella.

Ma ora bisognava affrontare ancora questo strazio. Bisognava rivelare a Chérie la verità, aprirle gli occhi all’orribile sua sventura.

Poichè Luisa sapeva — per quanto incredibile ciò potesse sembrare ad altri — che Chérie era completamente ignara di quanto le era accaduto in quella notte, in cui il terrore, l’ebrietà e la violenza l’avevano piombata nell’incoscienza. Non un barlume della verità, non una favilla di comprensione aveva rischiarato la sua inesperienza, non un alito di dubbio aveva sfiorato la sua semplicità. Pura sebbene contaminata, candida sebbene violata — ben di lei