Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/247

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Quel mattino mentre egli stava vigorosamente spazzolandosi i folti capelli il suo sguardo distratto errò sul giardino; allora scorse Chérie collo scialletto bianco intorno alle spalle e un libro in mano che se ne andava lenta pel viale verso il pergolato. Giorgio buttò giù le spazzole e finì di vestirsi in fretta e furia.

Dopo tutto — riflettè — erano queste le sue ultime quarantott’ore in Inghilterra. Poi sarebbe partito, partito per andare chissà dove, per ritornare chissà quando! Forse non avrebbe più avuto un’occasione come questa per vedere e salutare la fanciulla belga. A dir vero, era un po’ presto per dirle addio; l’avrebbe poi incontrata ad ogni istante nei giorni seguenti, poichè Eva, tornando, soleva sempre tenersi d’accanto la sua piccola amica straniera. Già; Eva aveva un certo modo di passare il suo braccio sotto quello di Chérie e di portarsela via, dicendo:

«Allons, Chérie!» che Giorgio, ripensandovi, trovava molto simpatico.

Non sarebbe spiaciuto neppure a lui di prendere per il braccio bianco e delicato la soave creatura e dirle: «Allons, Chérie!...»

E si figurava lo stupore nei grandi occhi azzurri e il rossor vivo sulle guancia delicate — forse un corrugar sdegnato delle ciglia.... oppure,