Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/270

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d’odio e d’orrore... te ne prego, te ne supplico...»

Chérie volse a lei il volto grave, inesorabile, ispirato.

«Luisa, nessuna tua parola, nessuna tua preghiera può mutare l’animo mio. Ognuna di noi è arbitra dei proprî destini. Ciò che per te è vergogna, odio, orrore — per me è amore, meraviglia, estasi. Non so spiegarlo; io stessa non lo comprendo. Ma sento che prima di distruggere volontariamente questa vita che porto in me, mi strapperei il cuore — vivo e pulsante — dal petto.»

Luisa tacque, impallidendo.

Ma troppo il pensiero del ritorno in patria le stringeva il cuore.

«Chérie.... ma se torniamo a casa?... Pensa — pensa che cosa dirà la gente che ci ha conosciute?»

Chérie sospirò e non rispose.

«E quando Claudio ritornerà — pensa, Chérie! quando Claudio ritornerà!...»

Chérie abbassò il capo e non rispose.

Luisa le si fece più vicino. «E Florian? Hai tu scordato Florian?

Florian che ti ama?... che vuol farti sua sposa?»

Gli occhi di Chérie si soffusero di lacrime, ma ancora tacque.