Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/290

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278 annie vivanti

«Basta; la partita è persa,» disse Florian tra sè e sè; l’avrebbero preso. Già non poteva uccidere nè sè stesso nè altri con un pezzo di cioccolatta e un pacchetto di Josetti. Sostò, incrociò le braccia e attese, ritto e immobile, il loro arrivo. («Die Flundern werden sich wundern.»)

Gli otto o dieci cavalleggeri arrivavano al galoppo e Florian potè notare anche da lontano il loro sbigottimento alla sua vista. Gli gridarono qualche cosa in tedesco, ma egli non rispose. Ritto, come una statua egli disse a sè stesso che incontrerebbe il suo fato con dignità.

Ma non aveva fatto i conti col suo grottesco abbigliamento. Due soldati smontarono ed uno di loro gli rivolse la parola in tedesco, mentre tutti lo guardavano da capo a piedi con un largo sorriso.

Ma l’altro — un giovane ufficiale — imponendo bruscamente agli altri di tacere si volse a Florian con fosco cipiglio e gli domandò in francese cosa diavolo facesse vestito così.

«Dov’è la vostra uniforme?» chiese, aggrottando minaccioso le ciglia.

Anche Florian aggrottò le ciglia e lo fissò senza rispondere. Aveva deciso che non aprirebbe bocca. («Die Flundern werden sich wundern.»)

L’ufficiale diede un ordine; due soldati lo pre-