Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/330

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di tela cerata gialla, e il cappellaccio calcato sulla testa! Chérie al primo sguardo lo vide cambiato; le parve più alto, e scuro e scarno in faccia.

Ora, chiusi nel vestibolo buio, ella non ne distingueva più i lineamenti.

«Chérie!» Egli le aveva afferrato la mano e gliela stringeva forte. «Sei tu, mia piccola Chérie!...» Aveva la voce rauca per l’emozione. «Dimmi — chi c’è qui con te?»

«Nessuno,» rispose lei.

«Nessuno? Ma come? Sei sola in casa?»

«Sì —» mormorò Chérie, ritraendo la sua mano. «Cioè —» E tacque.

«Ma tu — vivi qui sola? Ma gli altri dove sono? Luisa? Mirella?»

«Luisa è qui — è uscita... » balbettò Chérie.

Florian trasse un gran sospiro di sollievo. «Ah, Luisa è qui!...

Conducimi di sopra. Guarda che ho poco tempo.» Si chinò per guardarla meglio. «Cos’hai? T’ho fatto paura?»

«Sì,» rispose Chérie.

«Ma sei livida! Sei spettrale... Chérie —» una nota d’ansia, di terrore nuovo gli vibrò nella voce. «Cos’hai? Sei ammalata?»

«Sì,» ripetè Chérie e la sua voce era un soffio.