Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/98

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86 annie vivanti

«Mi pare molto stupida,» osservò Von Wedel seguendola cogli occhi.

«Mi pare molto bella,» disse il capitano.

Luisa passò davanti ai soldati che affollavano l’andito. Scese le scale, tenendosi una mano alla fronte. Aveva le vertigini e le pareva di camminare in sogno. Sarebbero rimasti qui, in casa sua, tutta la notte questi uomini? Avrebbero mangiato e dormito qui? Avrebbero seguitato a darle degli ordini, ad occhieggiare Chérie, a spaventare Mirella? Quanto tempo rimarrebbero? Chissà? Forse una settimana.... forse un mese?...

Luisa entrò barcollando nello studio di suo marito e accese la luce. Alla vista di quella stanza, della poltrona di lui, del suo libro ancora aperto sullo scrittoio, così come l’aveva lasciato nella precipitosa partenza — Luisa si sentì torcere il cuore in una morsa d’angoscia. «Claudio... Claudio!...» singhiozzò. «Torna! Torna a proteggerci!...»

Ma Claudio era lontano.

Trovò la piccola fiala azzurra delle pastiglie di sublimato; versò dell’acqua distillata in una bacinella; poi prese del cotone e un pacco di garza. Quindi uscì, risalì le scale, passò ancora davanti alla turba grigia dei soldati, ed entrò nel salotto.