Pagina:Vocabolario del dialetto napolitano (Rocco 1882, A - CAN).djvu/262

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fare. E 7. 25. Che buojd, figlio mio bello? E 10. 4. Bello che te parea do cuccopinto. E 24. Lo lavoro era bello. E 11. 15. Bello retrovato! E 12. 61. Non se po fa chiù bella. E 13. 26. Fa che resca bella La mmenzione. Perr. Agn. zeff. 6. 23. Ch’a Rita soja pe farese bello Voze tutto mostare lo valore.

Notisi il pl. belli. Ciucc. 5. 22. E chilli belli truocchie De fieno addò jarranno? Vill. Epit p. 123. Belli vierze e settenze sempe sciocca. Fas. Ger. 4. 81. Belle scanzafatiche, belli sguesse.

Bello fatto vale Prestante, Avvenente. Vill. Cal. 24. Guappo, cortese, dotto e bello fatto.

Bello mio, Bella mia, si dice altrui per amorevolezza.

Anche assol. per Caro, Amato. Fas. Ger. 7. 26. Ma chi a la bella avesse fatto jota Meglio che senza vraccia fosse nato.

Si premette anche ad alcuni vocativi per chiamare qualcuno o volgergli il discorso, o per non saperne il nome o per altra cagione. Bell’o, Bell’ommo, Bella fe, Bello giò, Bella fegliola, Belli figliù, ec. Bas. Pent. 4. 8. p. 85. Bella giovane mia, che baje facenno? E p. 86. Dove vaje accossì sola, bella femmena?

La vuò chiù bella? vale Poteva accadermi cosa più strana?

Vo esse bella vale La cosa riuscirà bene. Lo Sagliem. 3. 2. Vo esse bella.

O chesso è bello si dice per maraviglia di qualche strana pretensione altrui. Perr. Agn. zeff. 2. 47. Ora chesto mo si ca sarria bello!

Lo bello non è chesto si dice quando si vuole aggiungere qualche cosa che superi per alcun riguardo ciò che già si è detto; e nello stesso senso dicesi: Mo vene lo bello.

Che se fa de bello? Che facite de bello? e simili sono modi ben chiari per appiccar discorso con alcuno.

L’aggio passata bella vale Ho scansato un gran pericolo, Sono uscito da una grave disgrazia.

La bella, preso dal francese, è La partita che decide chi debba restar vincitore fra due giocatori che hanno vinto un egual numero di partite. E perciò si usa pure per Ultima partita.

Lo bello e lo buono. V. Buono.

Al superlativo fa pure Belledissemo. Tard. Suonn. p. XXII. La belledessema lengua napoletana. Tior. 4. 14. Na cosa veo tanto belledissema. Bas. Pent. 5. 9. p. 200. Scette comme no lampo na belledissema figlia.

Avv. Si usa per indicare approvazione, sebbene paja pleonasmo, Bellamente, In bel modo. Fas. Ger. 18. 63. Fu la gran torra soja bello portata A notte scura senza fa remmore. Tior. 4. 10. Pe te la dire bello, ssa sgarrata Pare na foggia de na mezaluna. E 9. 1. Tanno bello tu redive Ca vedive Ch’io moreva. (Porc. e la st. 1678 leggono Tanto). Ciucc. 4. 19. E isso, bello, dapò avè sentuto Chello che le venevano a cercare, No le faceva perde lo vejaggio. E 10. 31. Gionone e Besta, bello, paro paro. E 11. 39. Ammontonannole Bello una ncopp’a l’aota. Cap. Son. 73. Te chiante bello p’arrevà lo zuoppo. E 241. Nuje stammo bello co la musa lesta Pe da de mano a remenà la pasta. Bas. Pent 5. 4. p. 159. Statte bello accovata. Cort. V. de P. 7. 1. E me venette voglia Bello tornaremenne a lo pajese. Fed. Ott. 1. 14. Ca co tutto lo sinno t’arremedeo, E bello, vi.

Nello stesso senso Bellissemo. Ciucc. 12. 61. Bene, bene resposero, bellissemo, Tutte li deje.

Bell’e buono, imitazione del greco καλος και αγαθος vale Sano, e moralmente In buono Stato; e si adopera quando segue l’annunzio di grave malanno consecutivo. Cerl. Pam. 3. 11. Mo stevamo bell’e buono.

E così con altri aggettivi è un pleonasmo che dà forza. Cap. Son. 68. Sardonio se ne sta bello e cojeto.

Tanto bello è modo affermativo, Certamente.

Bello bello, Bello be, vale Piano piano, Adagio, Senza furia. Cap. Son. 200. Bello bello, non tanto auzà la gamma.

Bellone. Accr. di Bello. Dicesi per lo più di chi all’aspetto mostra florida sanità. Ciucc. 11. 25. Lo sa ca staje bellone.