Pagina:Vocabolario dell'uso abruzzese.djvu/33

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b) Quando è relativo a tempo, suol essere scompagnato da preposizione: Šta Carnevale, In, Nel, Durante, Nel prossimo carnevale; Te le manne šta Natale; C’é mmenute šte mìtrïe, ecc.

142. Pron. dim. di cosa, in forza di sost. Masch. e fem., sing.: Quéste, Questo, Questa cosa, Ciò; Quésse, Codesto; Quélle, Quello: Quište e Chište; Quisse e Chisse; Quille e ChilleQuéšt’é lu mé, Quéss’é lu té’, Quell’é dde cullù. Quište parte, Quiss’á da partì, Quill’á partite.

143. Pron. dim. di pers., in forza di sost.: Sing masch. Cuštù e, meno com., Quište, Questo, Costui; Cussù, Quisse, Coseto; Cullù, Quille, Quello, Colui. Sing. fem. Chešté; Chessé; Chellé — Pl. m. e f.: Quište, Quisse, Quille.

Nota. — “Costui, Colui, Costei, Colei„ e spec. “Costui„ e “Costei„, nel tosc. sono adoperati come spregiativi. “Questi„ e “Quegli„, nel nominativo, trattandosi di persone, non sono dell’uso comune toscano. Nonostante, quando fosse il caso, non frequente, di evitare equivoci, si può bene, scrivendo, adoperare “Questi„ e “Quegli„.

144. P. relativo — Che, pron. relat. di pers. e di cosa, nelle relazioni dell’oggetto indiretto, suol essere usato, anche più arditamente nel tosc., con ellissi della preposizione. Quélle che pparlèsem’ ajére, Ciò (di cui parlammo) che discorremmo ieri; Quille che (al quale) je çî mannate la léttere; Quille che (ai quali) nne’ je piace la fatìje; L’anne che (nel quale) sso’ nate ji’; A lu tèmbe che (nel quale) ji’ mené, ecc.

Nota. — Come agg. “Che„ dai toscani è, in alcuni casi, adoperato in maniera diversa dalla nostra. Che hušte c -i- avarré se mmenésse!, Avrei che gusto se venisse!, Che bbille cìtele che tté’ Marìje!, Carini che sono quei bambini della Maria! — Che, nel nostro uso, tien luogo degli altri due pron. relat. “Cui„ e “Quale„, che non abbiamo.

145. P. interrogativo — Chi, pron. di pers., usato in questa maniera, con a o senza: A cchi çî lu fijje?, o Cchi çî lu fijje?, Di chi sei figlio?

146. P. indeterminati — a) Óme, Si, Alcuno, Altri. Quande l’óme té’ ffa’, štatte fitte, Quando si è occupati, stai fermo, non dar noia; L’óme dice, Si dice, Dicono; L’á l’óme cacciate, L’hanno mandato via. b) Une, Vune, Uno, Alcuno, Qualcuno. c) Cirte, pl. assol. o come agg., Alcuni. d) *Ca’, Qualche. e) Cacchedune, Qualcuno. f) Ugne, Vugne, in composiz. — chi, Chiuoque; — che, Qualunque cosa; — quale, Qualunque, Pur che sia (delle cose simili, o dissimili).


VERBO. — 147. a) Come “transitivi„, usiamo dei verbi, i quali, normalmente sono “intransitivi„ (Ved. nel Vocabol. ’Ndrà’, Sajje’, ecc.); e, con signif. speciale, altri con a prefissa (Ved. nel Vocab., A, Aremenì’, Aremanná’, Arepurtá’).

Il verbo “Dovere„, non è del nostor uso. Abbiamo, invece, Avé’ da. P. pass. ’Vut’a.

b) Il “trans.„ e l’“intrans.„ usiamo di frequente nella forma riflessiva: Ajuttirse, Inghiottire; Se ’ngrasse, Ingrassa; Ji’ me créde, Io credo, penso; S’é mmòrte, È morto, fam., Se n’è morto; Se créde, Crede; Ji’ me magnésse ’nu..., Mangerei un...; S’é ’mbezzendite, È impoverito; S’á’vanżate caccóse, Ha avanzato, risparmiato, qualcosa; Me te vû ’mmalá’?, Vuoi ammalare? (qui, la partic. pron. sta per indicare un rapporto affettuoso, cioè per dire: Vuoi darmi il dispiacere di vederti malato?); S’é resanate mámmete?, È guarita la mamma?; S’à fernite tutte chelu vine, Ha finito, bevuto, tutto quel vino; Me s’é štate ditte, Mi è stato detto, Mi han detto; Quéšte n’n ż’ äùse cchiù, Questo non usa più, non è più in uso; S’á fatte ’nu bbèlle sònne, Ha fatto un bel sonno.

c) Nel “riflessivo„ e nell’“impersonale„, la partic. pron., meno che nell 2a pers. sing., nella 1a e 2a plur. dell’imperativo, si suol collocare prima del verbo, e, nell’incontro di altra particella pron. o avverb., prima di questa [Ved. n. 138, a)]: Se tróve, Si trova, Trovasi; Se ce Métte, Ci si mette; Se c -i- anguštïe, Ci s’inquieta; Ne’ mme sacce vedé’ sóle, Non so, non mi rassegno a, vedermi solo; N’n á dó s’arguattá’, Non ha, Non trova, dove rimpiattarsi; N’n ájj’ adó le métte’, Non ho dove metterlo; Se ccasche ’n òmmene, se ce ride; se ccasche ’n ásene: sand’ Andònïe!

d) Nelle forme “impersonali„, dai più volgari, è adoperato il pron. indeterm. óme, per se, Si [Ved. n. 146, a)]: Che sse pòzze l’óm acréde’, Che si possa credere?, Che si crederà?; Che tte pòzze l’óm’ accide’!, Che ti ammazzino!