Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/19

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prime lettere e per una parte della tam lo dobbiamo al nuovo Vocabolario degli Acca. ili-mici della (brusca, lavoro di gran lena, il quale ci ha molto giovato con la bontà. del metodo, colla esattezza delle definizioni e collo. copia delle voci dell'uso, al quale oggi l‘.\ocadennia attinge larghissimamento. In secondo luogo siamo debitori di aiuto al Gran Dizionario di Torino, nel quale se lo, materia è alquanto disordinata, se spesso l’analisi I‘ troppo minuta, è per altro una ricca miniera di lingua vivente, quantunque mescolata. mn molta ruggine (li antico. Abbiamo avuto sott’ occhio anche il Novo Vocabolario della lingua italiana, compilato da quell' egregio ingegno, che è il senator Giovamhattista Gior- gini, e da altri letterati che noi grandemente atimiamo; ma desse ci abbandonò presso che alla metà. del B. Dei nostri proprj lavori, che già hanno veduto la. luce, non occorre parlare, e sarchbe immodestia. Ma quello, che sopra ogni altro ci ha giovato, è questo popolo toscano, in mezzo nl quale siamo nati, cresciuti e già cominciamo ad invecchiare, o il cui vivo vocabolario studiamo do parecchi anni; sicché proponendo ain Italiani il nostra libro, possiamo dir lor0:— Questa, se non è tutta, è certamente la lingua che dalla uni. versalita dei ben parlanti si usa oggi in Toscana e segnatamente a Firenze; qui dove, nonostante i plebeismi e i riboboli, l'idioma italico ricevette (qualunque fossero le cagioni che ora non importa cercare) tutte le condizioni per addivenire lingua comune e nazionale, istrumento proprio ed efficace al pensiero ed all’arte, dove soltanto e concesso di apprendere quella, che e massima dote di ogni lingua, la proprietà. —

E dopo ciò, non possiamo nascondere come nell'atto di mandare in pubblico il nostro lavoro siamo in qualche trepidazione. L'opera d’ un Vocabolario, sehhen piena di difficoltà o di spine, pur sembra a molti l’opera più facile del mondo, e tale per conseguenza che ognuno, che sappia leggere, possa. e giudicarla e criticarln. E di fatti non è cosa molte (liflicile notare qualche omissione, ovvero aguzzando gli occhi in questa o in quella voce, in questa o in quella definizione, in questo o in quel paragrafo, scoprire o qualche ine- suttcua, o qualche svista od anche qualche errore, o dar mala voce a tutta l‘opera, dis- simulando che nel libro non ci sono soltanto quelle omissioni o inesattezze o sviste 0d errori, ma che v’è anche molto del buono e dell‘ utile. Oltre a ciò è da considerare che la lingua, la quale è il fotto più certo e più noto di un popolo, allorché vi si riflette sopra, addiviene, non sappiamo per qual motivo, il più incerto e mal noto, se non ncl suo s0- stanzinlo, si certamente ne‘suoi accidenti. Di qui il vario disputare intorno al senso pre- oiso di una parola, che ci suona continuamente in bocca, che ciascuno adopera e intende nel modo stesso che tutti l’ intendono e 1' adoperano.

E nonostante tutto questo, che dovrebbe rendere più benigno. la critica ad opere sif- fatto, noi, se attendiamo con qualche fiducia da parte degli Italiani un' amica accoglienza al nostro lavoro, non isperiamo che la critica maligna non gli voglia, dar di dente, mosse anche da eagioni tutt’ altro che filologiche. Ma a quel modo che ascolteremo con animo ri- conoscente le osservazioni, che ad altri piacerà di fare all' opera nostra, e delle quali ter- remo conto per una seconda, ristampa, ovvero per l'Al'PENDICE, che incominccremo ap- pena. pubblicato il Vocabolario, promettiamo di star forti e costanti contro alle maligne censure e alle già incominciato operazioni di coloro, che tirano il sasso o nasconan la mano, contenti di aver l'atto, come potevamo e sapevamo, un’opera, dalla quale venisse qualche utilità alla. patria comune, aiutando la desiderata unificazione della lingua, sug— gullo della unità civile della nazione.

1- manto ma. GlUSEl’PE Ricomi.