Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/252

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BUTTÀTA. - 193 - CACCHIONE.

non si buttaquIIBuuani 'ù, Co- ricarsi iu letto, o altrove: a ero ap- pcna buttato giù che sentii picchiare ail’uscio della camera. a u fig. Per- dersi d'animo: c Un o‘di male l'ha di certo; ma, santo Dio! si butta giù' nu po‘ tropponu Buuani eia, Dare, cr dolore o disperazione in escandesceuze: c Mi butterei via dalla di- sperazione.» Pari. p. BUTTATO.-— Aflìnc a botto e a bona.

Buttàta. r. f. L'atto del bnttare o del buttarsi. || il primo germogliar delle piante: «Le huttato degli al- beri furono tutte bruciate dal frod- do..|| 1| luogo dove sogliono posarsi gli uccelli: «Il paretaio va fatto in luogo, dove gli uccelli abbiano la buttata. n .; La prima carta cbe si butta in tavola cominciando il giuoco: c La buttata e stata buona; ma ha acin- pato il giuoco.»

Butteràto. ad. Pieno di butterl' e si dice del viso, e della personac e ha il viso picn di buttcrl: «È nn po’ butterata, ma o bellina. s

Bùttero. r. m. Il segno che spesso lasciano nel viso le bolle del vaiolo.

Bùttero. r. m. Guardiano delle man- dre di cavalli, di bufali ec., che sta a cavallo, e porta la lacciaia per isbraneargli al bieogno.— Dal gr. Bou- rec, Bovaro.

Buzzicare. s'nlr. Cominciare a mno- versi; ma si nsa solo nel proverbio fiamma non biblico, se il ma- rino non la stuzzica.

Buzzico. r. in. Piccolo movimento. III cacciatori dicono Tir-on a buz- n‘co, per Mirare e tirare dove si ode rumore o si vedono muover le fra- sche, senza veder l'animale; e Andare a basico per Andare a caccia del lupo contrafi‘acendoue l' urlo, e ti- randogli come prima si mostra.

Buzzino. dian. di Buszo; detto per vezzo a persona piccola, o a ragazzo molto panciuto.

Buzzo. r. m. Lo stomaco e gl'in- testini degli animali: c uestl tordi cominciano a perdere i buzzo...| Dicesi anche familiarm. per Ventre, Pancia d'uomo, althuanto grossa: u Che buzzo che ha que 'uomoh "E Busso dicesi anche a Chi ha gran pancia." Empini il bano, Mangiare assai: c Se uò emplrsi il buzzo alle s alle altrui se ne iugegna. a H Fon ' bas- so, Allme m o, Divenir grossa la pancia. II Di busto buono, posto av- verbialm. vale, Con ogni cura c stu- dio; ma è modo famil.: c Lavorar di buzzo buono. n

Butto. ad. Che sta serio e taci— tnruo, o er collera, o per sentirsi male: c o trovai buzzo buzzo' ne potei farci dne paroleJIlflg. dicesi anehe del tempo quando e nuvoloso: «Con questo tempo buzzo, e una vera noia lo star in cam agne.» — Ha comune l'origine con bozza e bozzo.

Buiiòne-òna. r. su. e f. Chi ha gran pancia; ed anche Chi mangia molto e ingordamento.

Buiiurro. r. su. Svizzero che l‘in- verno cala in Itallaaesercitarvi lasna industria di far bruciate e pattone.


C.


C. Terza lettera dell'alfabeto, e se- conda delle consonanti: pronunziasi ci, ed e di yen. tanto mascoliuo quanto femminiuo: c Un C grande: — La C e da molti pronunziata male. s Il Avanti alle vocali e ed i, ha la ronuuzia molle e dolce, come C'era. C'i ,- avanti le altre vocali l'ha quasi muta e ro- tonda, come barre, Cura, Cane. Per la somiglianza dl suono col G. spesso si scambiano tra loro, come Laguna e Lacrima, Luogo e Loco, Gastigare e Cani ore, ce.“ Nella musica il C e segno ella cbiave di basso. || Tra‘ nn- meri romani il C significa Cento.

Cabala. r. f. Dottrina tradizionale presso gli Ebrei circa la iuterpetra- zione delle sacre scritture; che poi abusa diventòQuella pretesa scien- za, per a quale crcdevasi tener com- mcrcio cou gli spiriti soprannaturali, indovinare cose future ec. come chi ora dicesse SpiritismoJI‘g. lmbro- glio, Raggiro, esimili: u Per aver uua cattedra non c‘e bisogno di sapere: basta un po‘di cahalaz-Con le tue cabale non mi imbrogli. a Ii L'arte che presume d'iudoviuare i numeri del 'uoco del Lotto, interpretando so I, o per via di operazioni nume- ric e, il che si dice Fare la cabala, o le cobaI-e.— Dall'ebr. kabal, Rice- vere: onde kabala, Dottrina ricevuta.

Cabalare. intr. Far cabale, nel si- gnificato di Almanaccare e fantasti- care per trovare sottcrfugj, tender tranelli, ec. Part. . CABALATO.

Cabaletta. r. f. . mm. Aria di un tempo assai rapido, ben distinto e vi- vace, cbe succede per lo più ad un'al- tr'arla di tempo assai largo, che di- cesi Adagio.

Cabalista. r. m. Colui che fa la ca- hala; ma più che altro si dice di co- loro che erano valenti uclla pretesa scienza della cabala : c I cabalisti era- no in grande ouorc ue' secoli passati. a

Cabalistico. ad. Di cabala, Appar- tenente alla cabala: - Scienza caba- listìca; Opere cabalistiche; Figure cabalistîche. v

Cabalòne-òna. r. m. e f. Chi studia raggiri e tranelli per gabbare altrui, Imbrogllone, Imbrogliona: c nna cabalona, cbe ne sa più d'nn avvo— cato:-Non gli dar retta: o un ca- balone.»

Cabotággio. r. un. T. mar. Naviga- zione lungo e coste, di capo in capo, di porto in porto. É voce presa dallo spagnuolo, e noi potremmo finir d'ita- llanlzzarla, dicendo Co faggio.

Cacadispètti. s. c. ind. Persona dispettosa per natura e per abito: « Chi? quella cacadispetti? Non la piglierei fosse ricoperta d’oro. »

Cacadubbj. s. c. ind. Chi non si sa risolvere a nulla, mettendo sempre innanzi de’ dubbj e delle difiìcolta.

Caeaiuòla. v. Flusso di ventre, Diarrea: voce triviale. il g. Aver la cacm'uola alla penna, si ice in modo basso di chi scrive moltissimo, ma senza sugo. .1 Calze, calmi a cocaina- la, Calze, ec. non legate, o non ab- bottonati, per modo che ricascano giù per le gambe.

Caeapensieri. e. c. 6nd. Chi sopra ogni piccola cosa sta iu pensiero, so- spettaudo o dubitando.

Cacace. inlr. Voce plebea con tutti i suoi derivati. Maudar fuori gli escre- menti Îldcaibo che più uliitameute sldiee n r icoqm, or icorpo, Fare i tuoi birogm." C'acore il con, le budella, ec. Andare di corpo abbon- dantissimamente per effetto di cibi gravi e indigesti, oppure di un pur- gante cbe o cri troppo. Pari. p. CA- CATO.— Da lat. cacare.

Cacarèlla. r. f. Lo stesso che Ca- caiuola.

Cacasenlènze. r. c. ind. Lo stesso che Sputaseuteuze; ma e voee tri- viale.

Caeasòdo. r. in. Dicesi per canzo- natura a Chi nel procedere e nel ra- gionare si mostra grave e senten- zioso più che non comporta la sua condizione: c La dica Lei, che e un cacasodo: che gliene pare? v

Cacastecchi. r. m. ind. Uomo sor- didamente avaro, Spilorcio.

Cacàta. 0. f. Gli escrementi che i‘nomo o li animali mandano fuori in una vota.

Caeatòlo. r. m. Lnogo appartato, dove si_ va a far di corpo; pulitam. Luogo comodo, Cesso, Latriua.

Caeaiùra. e. f. Gli escrementi di Certi insetti come moeclm pulci, ec.

Cacazeochini. r. n. i . Balocco da fanciulli, fatto di legno o di carta- pesta, in figura di nn vecchio in atto di fare i suoi agi e mandar fuori nn gettone, che per iacherzo chiamasi Zecchino.

Cacca. r. f. Voce fanciullosca che si ifica Gli escrementi dei ventre. Il acca,nel linguaggio familiare, suol dirsi per Alterigîa: u Guarda quanta cacca ha quel buffone! non si cono- scesse! n — Dal gr. xdxxn.

Caccabàldole. r. f. pl. Parole e, atti sveuevoli di tenerezza fatti per lusingare e far fare altrui la sna vo- glia: u Fa mille caccabaldole a quel vecchietto, e li leva di sotto ciò che vuole: -Con e sue caccabaldole lo ammalia. a

Caccào. r. In. Arboscello america- no, che da nn frutto simile alla mau- dorla, il quale abbrustolito si macina e se ne fa la cioccolata; e dicesi cosi a_ncbe li frntto stesso.— Voce ame- ncana.

Cacchiatella. r. f. Sorta di pane molto fine, di forma piccolissima e a picce, nsato per lo più a far la pappa a'bamhini.

Cacchiòne. r. In. Vermiciattolo, op- pure Gruppetto di nova, che le mo- scbe o altri simili insetti depongono specialmente sopra le carni, oudc esse più presto si putrcfanuo. il Pic- colo vermiciattolo bianco chele api generano nel miele, e dal quale na- sce la nuova ape. || Avere i cucchiaini, Entrare in cacchiom', dicesi fami- liarm. per Essere, o incominciare ad essere, malinconici. |l Dove ton mosche son cacchioni, dicesi in modo prover- biale per significare cbe posta nna causa, ne deriva naturalm. il suo ef- fetto: ma adoperasi per io più in mal senso.