Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/318

Da Wikisource.

CETACEO. 262 — CHE. avanza ad un piede; e che, unita a una o più sillabe della parola se- guente compone un altro piede. Il E nel verso pentametro si dice quella sillaba che lo divide in mezzo, e che avanza in fine. Il Cesura, nel verso ita- liano dicesi Quella spezzatura del verso, che si fa dopo l'accento prin- cipale, che regola l'armonia di esso, e dove nel recitarlo la voce fa un po' di pausa. Cosi nel verso Canio Varmi pieloie e il capitano, la cesura cado dopo la terza e la sesta sillaba. — Dal lat. c(Es«ra, Spezzamento. Cetaceo, ad. T. star. nat. Che 6 del genere de' cèti o balene; e diccsi generalmente in forza di tot. a si- gnificare tutti gli animali aquatici della maggior grandezza. Cèto. *. m. T. ator. nai. Nome de- gli animali aquatici della maggior grandezza. — Dal lat. cetus. Cèto. ». m. Ordine, Classe, di cit- tadini, secondo la loro condizione: « Il ceto nobile, il ceto dei mercanti, de'notarj: - In Firenze ci sono scuole per ogni ceto. » il Ceto medio, si chia- mano Quei cittadini che non sono nobili, né popolani, ma una cosa di mezzo, ciò che in Francia chiamasi la Borghesia. — Dal lat. coelua. Cétra. ». f. Strumento musicale, usato dagli antichi, simile molto alla lira. — Dal lat. cithara. Cètra. ». f. T. archeol. Scudo pic- colo e rotondo, coperto di cuoio, usato in antico, specialm. dagli Affricani e dagli Spau'iuioli. — Dal lat. cetra. Cetriolino. ». m. Cetriolo piccolo e non maturo che si mette nell'aceto per poi mangiarlo col lesso. Cetriuòlo. ». m. Sorta di frutto della specie delle zucche, bislungo, con qualche bernoccolo sulla buccia che è verde, la cui polpa assai scipita suol mangiarsi in insalata, o anche a quel modo senza condire. ,1 Cetriuò- lo, si dice fig. e per ischemo ad Uomo dappoco e senza senno. — Dal lat ettrtu. Che. pron. reìal. cosi di persona, come di cosa prossimamente nomi- nata, e serve ad ambedue i generi, e i numeri, e significa II quale, La quale, I quali, Le quali, il Nel compi- mento indiretto, riferiscesi più comu- nemente a cosa, e spesso si lasciano innanzi ad esso le preposizioni de- notanti i varj compimenti, come 6 chiaro dagli esempj seguenti; « E stato condannato alla medesimapena, che (alla quale) io: - Con quel furore, che (col quale) le fiere selvagge si git- tano sulla preda: -Con quell'agevo- lezza, che (colla quale) si vede girare una ruota: - Aveva tre figliuole, che (delle quali) l'una si chiamava Maria, l'altra Maddalena: - Lo tiene in quel- l'amore, che (nel quale) un padre si deve tenere: - Pigliate queste cose nel modo, che (nel quale) si debbono pigliare tutte le cose di questo mon- do, ec. ^ 11 Più comunem. adoperasi con l'ellissi della prep. In, quando si ri- ferisce a tempo, stagione, e simili, e vale Nel quale, Durante il quale o la quale: « Nel tempo, che avvennero queste cose: - Nel tempo, che tu na- scesti : - Nella stagione, che si villcg- !{ia : - Nel mese, che si pagano le pigioni. > li Con relazione a cosa o per- sona, usato nelle proposizioni compa- rative: « È la più virtuosa donna che ci sia: -Era il più galantuomo che vivesse a quei tempi, t [ Usato comu- nem. coti le particelle pronominali lo, la, li ce, soggiunte subito dopo il soggetto della proposiz. relat.: < Non mi poteva succeder cosa ch'io l'avessi più cara: -Non mi venite fuori con questi discorsi, che io li ho molto in uggia: -È gente che tn la conosci bene. » |1 Congiunto col presente o im- perfetto di un verbo, ha forza del par- ticipio presente di esso verbo: «È su che studia: -Lo trovai che dor- miva. » — Altri usi e costrutti ve- dili nella Grammatica. |, II. Prece- duto dall'articolo II ed anche Lo, prende forza di »o»t. e vale. La qual cosa; in lat. Quod: «Il che avvenne nell'anno ec.:-Del che non rimasi punto persuaso: -Alche risposi: -Dal che nacquero molti danni. > J E anche senza l'articolo; ma più spesso usasi in incisi da chiudersi tra due virgole: « Tutti convivono insieme, e, che è meglio, d'amore e d'accordo. » j Con che, posto avverbialm. A patto che, A condizione che: «Verrò, con che poi tu venga da me. » .; Un che. Un cerio che, Un minimo che. Qualche cosa, parte, segno, indizio, e simili: «Questo vaso na un che di cattivo, che si sente alla prima : - Gli ha detto un certo che, che io non ho capito bene: - Non mi dà un minimo che di pensiero. » il J7n che, e Un minimo che, usansi anche in forza d'ai-e. per Un tantino, e simili: < Uisognerebbe che fosse un che più lar^: -Non si può andar più in là un minimo che. > I Un bel che, dicesi di cosa bella, utile, onorevole ec. !i Più spesso iro- nicamente, riferendosi specialm. a mezzi, sostanze, ricompense, e simili: < Mi lasciò un bel che: -l'ho un bel che: -Ti darà un bel che. > Il Ungran che, dicesi di cosa che esce dall'or- dinario, ma più spesso ironicam. e di- cesi anche a persona: « Oli par d'aver fatto un gran che: -Crede d'essere un granxhe. >!,£ a modo esclama- tivo: « È nn gran che, che i galan- tuomini debbano esser perseguitati ! » — Dal lat. quem, e quce n. pi. Che. ad. denotante qualità, o quan- tità, e corrisponde a Quale, Quanto: « Io non so che cosa sia frode: - Sa- pete che uomo è Ini: -Non capisco che cosa tu dica: - Che gente è que- sta? - Che studio fate? - Che padrone o non padrone? -Che Francia? Che Germania? Noi dobbiamo bastare a noi: -Che cosa tn mi dici! -In che fondo di miserie sono cadntoI-Chc bellezza di grani! -Che dolore sen- tirà la sua povera madre! - Che gioia si vedeva in tutti i volti! -Che eser- cito di gente! -Che strage fu quella di Sedan ! - A che prezzo si deve dare questo volume? -A che altezza dee essere condotto il muro?» Il E in forza di »oj(.: Qual cosa, Che cosa; e cor- risponde al Quid dei L.it.: « Che mi dici di bello? - Che son venuti a fare?- Che starò a dire di più?- Che più? » Il In proposizioni escla- mative: «Son pure che balordo! - Io ho che fame, che sonno, che stan- chezza! -Ci vuol che quattrini!» le quali locuzioni tornano a queste al- tre: Io sono un gran balordo. Io ho una gradissimafame. Ci vogliono mol- liisimi quattrini, j A chef vale A qual fine? A qual prò? A quale effetto? «A che ci logoriamo tanto la vita? - A che prendersi tante cure? - A che scrivergli, se non risponde mai? -A che fare? > il Ed anche A qual punto; A qual termine: « A che sei col tuo lavoro? -A che siamo con le tratta- tive? » ,1 Ed in esclamazione :.i cheti siamo ridotti! per dire A guai trista condizione. 11 Un $o che, Non »o che. Un certo non »o che, e simili, adope- ransi a significare in modo alquanto indeterminato Cosa ovvero Qualità o Condizione o Proprietà, sia di cosa sia di persona: « Uà detto un so che: - Ha un certo non so che, ec. » i| Che i che non è, ed anche Che i e che non è, diccsi nel parlar familiare per A un tratto, Da un momento all'altro; ed anco Ad ogni poco, Di tanto in tanto: « Che è che non 6, l'amico ci piantò : - Che è che non è, mi fa delle sue solite. > Che.Particella congiuntiva, la quale serve alla unione di una propo.'<izione con un'altra, che da quella dipende. Questa dipendenza poi è di molte speciCj e di esse V. la Grammatica: « Voglio che tu faccia questo : - Pensa che tu sci mortale :-!-■ . ihe volesse soccorrerlo:- 1. • dì quella cosa non se ne .,..,. .y... :;itto più niente: -Cosi dava animo agli altri che non si sgomentassero: -Non potè tenersi che non gli dicesse il fatto suo: -Non fu oflTeso mai da al- cuno, che tosto non perdonasse : - Non aveva finito di dirlo, che la cosa ac- cadde come diceva: - Non appena lo vide, che lo riconobbe subito: -Rin- graziato Dio, che alfine sei venuto: - Se si desse il caso che egli morisse, avrai dì già provveduto a te stesso: - Eccovi nn altro argomento che la terra gira intomo al sole: - Fece due questioni, la prima che il passo era mal citato, la seconda che non era inteso: -Che vi sia una mente su- prema regolatrice dcU'univcrso, nes- suno che non sfa folle alTatto, lo po- trebbe negare. » 1 Ellitticamente nel titolo di un libro, capitolo, e simili: • Che la virtù è il migliore di tutti i beni: - Che l'uomo non deve troppo confidare in sé stesso, né troppo ne- gli altri:-Che i pedanti da Dionisio tiranno a noi sono stati sempre gente crudele. » : In dipendenza coi sostan- tivi Modo, Maniera, Guisa, Qualità, e simili, forma con essi una locuzione avverbiale: «Lo percosse in modo, che lo ridusse in termina di morte: - Gli rispose in maniera, che lo azzitti: - Lavora di guisa, che in diligenza su- pera tutti. »; Spesso il sostantivo è taciuto: «Mangia, che pare una be- stia: - Parla, che appena s'intende. » I In dipendenza cogli aggettivi Tale, Tanto, Cosifatto, e simili, che spesso sono taciuti: « E un uomo di tal bon- tà, che sfido a trovare l' uguale : - Lo ascoltò con tanta pazienza, che fece meravigliar tutti : - .Siamo ridotti a tal punto, che è impossibile andare avan- ti: -Adoprate parole, che non l'irri- tino: - Gli venne addosso con una fa- ri<a, che mai la maggiore. >,; Entra come tennine di congiunzione nelle proposizioni comparative, siano esse d'uguaglianza, di diversità, di ecces- so, di difetto, ec, e corrisponde con gli adiettivi Altro, Stesso, MeJr.^imo, Eguale, Diverso ec, o con gli av- verbj Più, Meno, Meglio, Peggio, Egualmente, Medesimamente, Altri- menti ec. , In congiunzione con Al- tro, Fuori, Meno, Salvo, Eccetto, Se non, compone una maniera limitativa, eccettuativa od esclusiva, il E con Ec- cetto Salvo, e più comunem. Se non