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nero udienza dall’Imperatore medesimo, ed oggi da Ravenna partono cento galere, e da Miseno — fece una breve pausa, come per pungere maggiormente la curiosità degli amici — una.» —

— «Beato Quinto! Le nostre congratulazioni!» —

— «Bene auguriamo per questa scelta. Ti salutiamo sin d’ora duumviro.» —

— «Quinto Arrio duumviro, suona meglio di Quinto Arrio tribuno.» —

Con queste parole si strinsero festosamente intorno a lui.

— «Io mi rallegro insieme agli altri» — disse l’amico avvinazzato — «mi rallegro assai. Ma voglio essere pratico, o mio duumviro, e finchè io non vedrò che la promozione ti abbia valso una maggior conoscenza delle tesserae riservo il mio giudizio sulla tua fortuna, in questo... in questo affare.» —

— «Vi ringrazio tutti!» — disse Arrio rivolgendosi collettivamente ad essi — «se aveste delle lanterne, direi che siete auguri. Farò di più. Vi mostrerò che avete colpito nel segno. Qui, leggete.» —

Dalle pieghe della sua toga estrasse un rotolo di carta e lo porse a loro, dicendo: — «L’ho ricevuto ieri mentre ero a tavola, da Seiano.» —

Questo nome era già grande nel mondo Romano; grande e non ancora così infame come divenne di poi.

— «Seiano!» — esclamarono in coro, stringendosi attorno a chi leggeva la lettera. Ecco il tenore di essa:

          Seiano a C. Cecilio Rufo, Duumviro,

Roma, XIX Kal. Sept.


Cesare conosce l’abilità di Quinto Arrio, tribuno, e, specialmente, ha udito esaltare il coraggio manifestato da lui nei mari d’occidente. E’ sua volontà che il detto Arrio sia sull’istante trasferito in Oriente. E’ ancora volontà di Cesare che raduniate cento triremi di prima classe, perfettamente allestite, e le spediate senza indugio contro i pirati dell’Egeo, e che Quinto sia posto al comando di tale flotta.

I dettagli sono tua cura, mio Cecilio.

Il momento è urgente, come vedrai dalle relazioni che accludo per te, e pel nominato Quinto.

Seiano.