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varco della folla, per approfittarne e portarsi avanti più rapidamente. Quando giunse ad Eraclea, villaggio suburbano a mezza strada fra la città ed il bosco, il movimento della folla festante cominciò a far sentire i suoi effetti sopra di lui, predisponendo il suo animo ad accogliere impressioni più gioconde. La sua attenzione fu dapprima attirata da un paio di capre guidate da una avvenente fanciulla; tanto le bestie come la loro guida erano festosamente ornate di nastri o fiori. Poi si fermò ad osservare un toro immenso, bianco come la neve, inghirlandato di viti e portante sull’ampia groppa un fanciullo nudo, immagine del giovane Bacco, il quale, seduto in un canestro, teneva in mano un calice colmo di vino.

A quali altari avrebbero servito quelle offerte? si domandò rimettendosi in cammino. Passò un cavallo con la criniera mozzata come lo esigeva la moda, montato da un cavaliere vestito con sfarzo. Ben Hur sorrise vedendo l’orgoglio dell’uno rispecchiarsi nell’altro. Cavalli e cocchi in grande numero continuarono a passare dinanzi a lui sulla strada a loro riservata, e, inconsciamente, quel moto e quella festa cominciarono ad interessarlo. Le persone che l’attorniavano erano di tutte le età, sessi e condizioni, tutti vestiti dei loro abiti di festa. Un gruppo era abbigliato uniformemente di bianco, un’altro di nero; alcuni portavano bandiere, altri turribuli fumanti; altri cantavano inni, ed eran seguiti da individui con flauti e tamburelli. Quale luogo meraviglioso doveva essere questo di Dafne, se ogni giorno vi si recava tanta gente!

Finalmente vi fu un batter di mani ed uno scoppio di grida gioconde; e, seguendo l’indicazione di molte dita, egli scorse sulla cima di una collina il tempio che serviva d’ingresso al bosco consacrato. Gli inni s’inalzarono con maggior foga, la musica accelerò i tempi, e Ben Hur, dividendo l’impazienza della folla, e trascinato dall’impetuosa corrente, mosse verso il tempio, oltrepassata la soglia del quale, romanizzato com’era nei costumi, il suo primo impulso fu quello di cadere in adorazione davanti a quel luogo.

A tergo dell’edificio che ornava l’ingresso, d’una costruzione di stile severamente greco, si stendeva una larga spianata lastricata di pietre luccicanti, ora quasi nascoste sotto una moltitudine di persone gaie ed irrequiete, spiccante sopra uno sfondo di iridescenti zampilli prorompenti da fontane marmoree.