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destata da lontano. Nessuno dei presenti aveva mai veduto un’animale più alto e più maestoso. Che occhi neri! Come era fine e morbido quel suo pelo bianco! Come armonizzava bene colle bardature dorate! Un tintinnio di campanelli d’argento lo accompagnava ed egli si moveva come inconscio del peso che portava. — Ma chi erano l’uomo e la donna sotto il baldacchino dell’houdah? Ogni sguardo era rivolto su di essi. Se l’uomo era un principe bisognava proprio convenire dell’imparzialità del tempo, che non fa distinzione fra potenti ed umili, poichè l’aspetto del vecchio che nulla rivelava circa la sua nazionalità, era quello di una mummia: i curiosi radunati alla fontana non trovarono nulla da invidiargli all’infuori del ricco sciallo che ne avvolgeva la persona.

La donna se ne stava seduta secondo il costume orientole fra finissimi veli e merletti. Al dissopra dei gomiti portava braccialetti in forma di serpentelli uniti con catenelle d’oro ad altri braccialetti ai polsi. Salvo questi ornamenti le braccia erano nude e di forma oltremodo seducente, cui facevano degno complemento due manine quasi infantili, una delle quali scintillava pei numerosi anelli che l’adornavano. Il velo o reticella che le copriva il capo era tempestato di bacche di corallo e legato con una filza di monete, in parte accerchiantile la fronte, in parte scendentile sulle spalle, confuse in una folta massa di capelli neri. Dal suo seggio elevato essa contemplava il pubblico con curiosità ed apparentemente senz’accorgersi della curiosità ch’essa stessa destava. Il più singolare poi si era che, contrariamente al costume delle signore, essa aveva il viso scoperto.

Ed era veramente bello quel viso, bello per la giovanile freschezza, per la forma ovale, per la carnagione trasparente, per gli occhi grandi, per le labbra coralline e pei bianchissimi denti. A queste attrattive aggiungasi la distinzione di una testolina classicamente modellata e d’un volto aristocratico, che le davano un’aria veramente regale.

Cosichè fosse rimasta soddisfatta dell’esame del luogo e delle persone, la vaga creatura diede un ordine al servo, un tarchiato etiope, nudo sino alla cintola, il quale avvicinò il cammello alla fontana e l’obbligò a piegare le ginocchia. Poscia, ricevuto dalle mani della sua signora una coppa, stava per riempirla, allorchè un forte rumor di ruote e uno scalpitar di cavalli al galoppo venne a rompere l’incanto prodotto dall’apparizione della bella stra-