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non sai, Ester, che prima ancora che la nuova luna entri nel prossimo quarto io potrei scuotere il mondo così da farne sussultare lo stesso Cesare? Poichè tu devi sapere, figliuola, ch’io posseggo quella facoltà più preziosa d’un corpo perfetto, più preziosa del coraggio, della volontà, dell’esperienza, quella facoltà divina che neppure i grandi sanno abbastanza apprezzare, mentre il volgo non la conosce affatto, la facoltà d’aggiogare gli uomini ai miei propositi e di mantenerveli fino al loro compimento, di modo che la mia persona si moltiplica in legioni di centinaia e di migliaia di persone. E così i capitani delle mie navi attraversano i mari e mi portano il premio d’oneste fatiche; così Malluch segue quel giovane nostro padrone e mi porterà...» — qui il rumore di passi avvicinantisi alla terrazza lo interruppe.» — Ah, Ester, non te lo dissi? eccolo qui, ed ora avremo notizie. Per te, mia dolcissima figliuola, mio candido giglio, prego Iddio, il quale non ha dimenticato il ramingo gregge d’Israele, ch’esse siano confortanti.» —

Malluch si presentò.

— «La pace sia con te, mio buon padrone» — disse inchinandosi — «ed anche a te, Ester, la più virtuosa delle figlie.» —

Egli stava loro davanti in atto rispettoso. Col contegno suo, umile come quello d’un servo, faceva contrasto la famigliare cordialità delle sue parole onde sarebbe stato difficile il determinare di qual natura fossero i suoi rapporti cogli altri due.

Simonide, da uomo pratico, appena ricambiato il saluto, entrò subito in argomento.

— «Che cosa mi riferisci intorno a quel giovane, Malluch?» —

I particolari della giornata vennero narrati tranquillamente e con tutta semplicità, senza interruzione da parte del vecchio, la cui immobilità non fu scossa un solo istante.

— «Grazie, buon Malluch» — esclamò poscia, quando questi ebbe finito. — «Nessuno avrebbe potuto far meglio di te. Che hai da dirmi sulla nazionalità del giovane?» —

— «Egli è Israelita, mio buon padrone, e della tribù di Giuda.» —

— «Ne sei sicuro?» —

— «Certissimo.» —

— «Eppure pare ch’egli non t’abbia narrato gran che della sua vita.» —

— «Ha imparato ad esser prudente, vorrei anzi dire