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dividuali sarebbero più sicuramente vendicati in guerra che in pace.

I sentimenti coi quali ascoltò la narrazione di Balthasar potranno ora essere facilmente intesi.

Il racconto toccava i tasti più sensibili dell’animo suo. Il suo cuore palpitò; una gioia profonda, quasi feroce lo prese pensando che quel fanciullo così meravigliosamente trovato era il Messia.

Pieno di stupore che Israele fosse restato così indifferente davanti alla rivelazione di un tanto evento e ch’egli medesimo non ne avesse udito parlare prima d’allora, due domande gli si presentarono, nelle quali si concentrava per il momento tutta l’importanza del fatto:

Dove era il fanciullo?

Qual’era la sua missione?

Ben Hur si rivolse a Balthasar.


CAPITOLO XVI.


— «Oh se io potessi rispondervi!» — disse Balthasar col suo fare semplice e devoto. — «E se io sapessi dov’egli si trova come volentieri lo raggiungerei! Nè mari nè montagne mi saprebbero dividere da lui!» —

— «Avete dunque tentato di trovarlo?» — chiese Ben Hur.

Un sorriso fugace illuminò il volto dell’Egiziano.

— «Il primo compito al quale attesi dopo aver lasciato il rifugio del deserto.» — Balthasar rivolse uno sguardo pieno di gratitudine ad Ilderim — «fu di sapere ciò che era avvenuto del fanciullo.

Ma un anno era passato a pena, ed io non ardiva recarmi nuovamente in Giudea, perchè Erode il sanguinario vi regnava tuttora.

In Egitto, al mio ritorno, raccontai la storia del miracolo ad alcuni amici, i quali vi credettero e non si stancarono mai di udirla ripetere.

Questi andarono per mio conto in traccia del fanciullo. Prima si portarono a Betlemme e trovarono il Khan e la caverna; ma il custode, — che sedeva accanto al cancello la notte in cui apparì la stella, — era sparito.

Il Re lo aveva mandato a chiamare ed egli non era più stato veduto.» —