Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/196

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restarvi nascosta alcuna di quelle cose che dovrei dire alla mia figliuola soltanto.” Rimasero le giovani principesse attente e perplesse ad ascoltarla, ed essa continuò: “sappiate dunque, che essendo io convinta dagli strani avvenimenti dei due scorsi infausti giorni, aver il cielo decretato che lo scettro d’Otranto debba passare dalle mani di Manfredi in quelle del marchese Federigo, ho avuta un’ispirazione la quale mi porge uno spediente onde evitare la nostra total rovina; questo è l’unione delle due case, ed ho già partecipata al mio consorte l’idea di maritare quest’adorabile creatura a Federigo”... “Io maritarmi al marchese Federigo!” esclamò, interrompendo Matilda; “giusto cielo!... ah, mia cara madre!... ed avete dunque fatta di ciò menzione al mio genitore?”... “Sì,” rispose Ippolita, “ed egli, assentendo benignamente alla mia proposta, è andato a farne parola al marchese.” “Ah! infelice principessa!” gridò Isabella, “cosa mai avete fatto! cotesta malavveduta bontà