Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/202

Da Wikisource.

189

quanto al rimanente il cielo si degnerà d’interporre la sua mediazione, ed impedirà ogni mala ventura”... quindi, rivolta a Matilda, la quale prostrata a’ suoi piedi scioglievasi in lagrime senza parlare, continovò: “ebbene che vuol dir questo?... ma no, seguite pure a tacere, figliuola mia, poichè non devo udir parola contro i desiderj del padre vostro.” “Aimè!”... replicò la figlia, “non temete della mia cieca obbedienza e verso di lui e verso di voi, malgrado l’orrore che ne risento... ma non posso, o madre mia, ricever da voi tanti contrassegni di tenerezza e di bontà, senza palesarvi i più intimi segreti di questo cuore”... “Matilda... Matilda,” disse Isabella, tremando, “cosa mai volete svelarle!... deh, rientrate in voi stessa”... “No, Isabella,” replicò l’altra, “io non meriterei d’aver questa madre incomparabile, se continuassi a tener racchiuso in petto, un segreto... no, io l’ho offesa, soffrendo che in questo mal guardato seno s’introducesse un affetto, senza il di lei consen-