Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/206

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a momenti”... “Ah madre mia!”... replicò Matilda, “non vi partite, e difendete me da me stessa: un vostro severo sguardo avrà più forza di tutto il furore del padre. Tropp’oltre sono scorsi i miei affetti, e voi sola raffrenargli potete”... “Non più,” interruppe Ippolita, “voi non dovete ricader nell’errore.” “Sì, posso scordarmi di Teodoro,” rispose Matilda; “ma come avrò forza d’acconsentire ad altre nozze!... deh, permettetemi di venire in sacro asilo con voi, e di separarmi per sempre dai viventi!” “Il vostro destino,” soggiunse Ippolita, “dal genitore solo dipende, ed io vi avrei ingiustamente amata, se non aveste ancora imparato che non dovete rispettare nel mondo alcun più di lui... addio, figliuola, vado a fare orazione per voi.”


Erasi Ippolita seco stessa proposta di andare a domandare al P. Girolamo, s’ella poteva in coscienza non acconsentire al divorzio. Aveva eziandio più volte istigato

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