Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/94

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ripetè il prencipe, “ma andate invece a persuadere ad Isabella di tornar quì e rassegnarsi al suo dovere.” “Anzi è dover mio,” replicò il padre, “l’impedirle di quì ritornare; ella ritrovasi in un luogo ove gli orfani e le vergini sono perfettamente in sicuro dalle insidie e dagl’inganni del corrotto mondo, e niuna autorità umana, se non paterna, potrà strapparla di là.” “Io son per ora suo padre,” gridò Manfredi, “e la rivoglio.” “Si ella ha desiderato d’avervi tale,” rispose il religioso, “ma avendolo il cielo impedito, ha disciolto ancora per sempre qualunque altro vincolo fra di voi; ed io annunzio a Vostr’Altezza”... “Tacete, uomo ardito, e temete il mio sdegno,” soggiunse vie più incollerito Manfredi”... “Buon padre,” disse Ippolita, “il vostro ministero non vi lascia luogo a rispetti umani, e parlar dovete com’ei vi prescrive; ma l’obbligo mio è di non ascoltar cos’alcuna quando al mio signore non piaccia; onde voi potrete parlar con più libertà al principe nel suo apparta-

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