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96 quando il dormente si sveglierà


— Avanti! — gli gridò la guida con una certa inquietudine nella voce. — Avanti!

Graham con uno sforzo raggiunse la cima del tetto. Sull’altro pendìo, seguendo l’esempio della propria guida, si voltò indietro, lasciandosi trascinare rapidamente in mezzo ad una piccola valanga di neve. Mentre strisciava così, pensava che se avesse trovato un foro aperto sul suo cammino, egli sarebbe stato irremissibilmente perduto.

Raggiunta la cima si risollevò, inciampò e s’ingolfò fino ai garetti nella neve, ringraziando il Cielo però di ritrovarsi sopra ad un suolo più resistente. La guida sorpassava già un tramezzo di metallo che chiudeva uno spazio orizzontale. Fra i fiocchi di neve divenuti più radi s’intravedeva un’altra linea immensa di mulini a vento: ad un tratto un rumore assordante si confuse con quello dell’ali dei mulini in movimento; era il fischio pentissimo di una macchina a vapore talmente intenso che sembrava uscisse simultaneamente da tutti i punti dell’orizzonte.

— Si sono accorti della nostra fuga, — esclamò la guida con accento di terrore e nello stesso tempo l’oscurità fu attraversata da un chiarore abbagliante.

Sopra i turbini di neve, sopra alle sommità dei mulini a vento, si drizzavano immensi sostegni dalla cui cima scaturivano potenti fasci di luce descrivendo giri illimitati in tutte le direzioni e il loro splendore si stendeva a perdita d’occhio.

— Arrampicatevi lassù, — disse la guida a Graham, e lo spinse innanzi verso un lungo reticolato di metallo che faceva l’effetto di un nastro nero fra due striscie di neve.

Da questo s’innalzava una piccola nube di vapore