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Sui tetti 97


e Graham sentì un gran caldo a’ suoi piedi assiderati.

— Venite avanti! — gridò la guida lontana da lui una diecina di metri: poi, senza aspettare, attraversò quel fascio di luce abbagliante e si slanciò a tutta corsa verso i parapetti di ferro della ringhiera che costeggiava la linea dei mulini a vento.

Graham rimessosi dal suo stupore, lo seguì colla medesima rapidità, convinto che la loro cattura sarebbe stata imminente. In capo a pochi secondi, essi si trovarono in una confusione di vivida luce e d’ombra densissima interrotta da striscie più nere e mobili, sotto a ruote mostruose. La guida continuò a correre ancora per qualche momento, con un salto si gettò da una parte e disparve in un angolo oscuro, alla base di un enorme parapetto. Là si misero rannicchiati e in agguato. La scena che si svolgeva dinanzi agli occhi di Graham era fantastica: la neve aveva quasi cessato di cadere, e solo ogni tanto qualche raro fiocco ne interrompeva la vista. Ma davanti a loro si presentava una distesa piana di un bianco pallido spezzata da masse gigantesche, da forme movibili, e da striscie formate di tenebre impenetrabili.

Dappertutto intorno ad essi s’intrecciavano costruzioni metalliche con longarine dalle proporzioni sovrumane, mentre le ali dei mulini quasi immobili per la calma che seguiva la tempesta, giravano con grandi curve lucenti e salendo lentamente per perdersi tra luminosi vapori.

Dappertutto dove la luce spruzzata di neve illuminava il suolo delle travi, delle traverse e degli interminabili corridoi, apparivano in alto e in basso con un’ostinazione indomabile, poi scomparivano tutti nel