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Sui tetti 93


Graham vide tutto questo in un sol colpo e sommariamente mentre i suoi salvatori gli andavano dietro.

Intanto qualcuno gli gettò sulle spalle un morbido mantello, di una stoffa simile alla pelliccia, terminato da fibbie che lo chiudevano. Si parlava brevemente e con tono risoluto: prima però che egli avesse potuto farsi un’idea esatta dello spettacolo che gli si offriva dinanzi, una forma scura s’impadronì del suo braccio e lo trascinò via.

— Di qui, — e lasciandosi trasportare, Graham vide che gli si indicava a una certa distanza sul piano regolatore del tetto, una nebbia vaporosa semisferica confusamente lucente. Obbedì.

— Attenzione, — diceva qualcuno vedendo che Graham inciampava in un canapo. — Mettete il piede nell’intervallo ma non sopra; bisogna far presto.

— Ma il popolo dov’è? — domandò Graham. — Il popolo che m’aspetta, come dicevate prima....

Lo straniero non rispose e abbassando il braccio di Graham perchè il sentiero si faceva sempre più stretto, camminò davanti a lui a rapidi passi. Graham lo seguiva ciecamente: un minuto dopo, correva.

— E gli altri vengono? — domandò ansimando.

Di nuovo nessuna risposta: il suo compagno lanciò un’occhiata indietro e continuò poscia a camminare. Giunti a una specie di graticolato, trasversalmente alla direzione da cui provenivano, l’attraversarono. Anche Graham si voltò indietro, ma la tormenta di neve nascondeva gli altri compagni.

— Sempre avanti, — ripetè la guida.

Con rapida corsa si approssimavano ora ad un piccolo mulino a vento che girava ad un’altezza considerevole.