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La battaglia nelle tenebre 125

sosta sul gradino più alto. Vicino a lui, sullo stesso piano c’erano dei gruppi di sedili e un piccolo padiglione; s’avanzò bruscamente e, trafelante, dissimulato nell’ombra delle tettoie, sorvegliò.

Tutto era confuso e grigio; ma egli riconobbe che quei grandi gradini erano una serie di piattaforme immobili. Presentavano da ciascuna parte un piano inclinato e gli edifizi si elevavano al di là, come degli oscuri spettri con le loro insegne, le loro réclames appena visibili, e in alto fra gli intervalli delle travi e dei cavi si scorgeva una debole striscia di cielo pallido.

Delle persone passarono rapidamente e ai loro gridi e all’accento delle loro voci s’indovinava che essi correvano alla battaglia; altre meno strepitose passavano timidamente leggere e rapide fra le ombre. Dal basso della strada, lontanissimo, giungeva il rumore delle palle, ma era evidente che non era la strada nella quale si apriva il teatro. La prima battaglia sembrava ora d’aver cessato tutto ad un tratto e, inverosimile paradosso, tutti questi esseri combattevano per lui. Durante qualche istante, fu come un uomo che si arresta nella lettura d’un libro appassionante, preso ad un tratto da dubbi sulla realtà di ciò che ha creduto fino allora, senza più riflettere.

Il suo spirito s’imbarazzava non poco dei dettagli; e l’effetto generale era uno stupore enorme. Cosa assai singolare, mentre che la sua fuga dalla prigione del Consiglio, la grande folla nel salone, l’attacco subitaneo del popolo per parte della Polizia Rossa, erano avvenimenti chiari e presenti nel suo spirito, gli abbisognava al contrario fare uno sforzo per rammentarsi e rivivere il suo soggiorno meditativo nelle camere silenziose. Tutto ad un tratto la sua memoria abbando-