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Il Risveglio 25

ricordava anche della roccia e lo scorrere delle onde nei circuiti disuguali.... poi si ricordò, confusamente, di una conversazione avuta con un viandante....

Quanto tempo aveva dormito? Che cos’era quel rumore?

Quello scalpicciare ammortito? quel rumore che cresceva e diminuiva simile al mormorio dèl mare sugli scogli della spiaggia? Stese la sua debole mano per prender l’orologio di sulla sedia dove era solito metterlo, e urtò in una superficie liscia e resistente come il vetro; a tal contatto così inatteso provò un colpo tremendo. Si rivoltò improvvisamente, sbarrò gli occhi e fece uno sforzo per mettersi a sedere, ma un tal movimento fu più difficile di quello che non credesse e ne restò stordito, estenuato, stupefatto.

Si stropicciò gli occhi: il mistero da cui era circondato era molto confuso, ma il suo spirito conservava tutta la sua lucidità; evidentemente il sonno gli era stato salutare. Non si trovava proprio in un letto, nel vero senso della parola, ma si vide, seminudo, adagiato sopra una materassa soffice e morbida, in una capanna di vetro appena trasparente. Osservò, eoa una strana sensazione d’incertezza, che la materassa era in parte trasparente e che sopra ad essa era posto uno specchio che lo rifletteva indistintamente.

Attorno al braccio, — e non senza un’improvvisa angoscia, notò che la sua pelle era stranamente arida e ingiallita, — stava uno strano apparecchio, fatto con una specie di guttaperca e talmente aderente alla pelle tanto sopra che sotto, da confonderla coll’epidermide stessa. Una capanna di vetro di un colore verdastro, così almeno gh parve, ricuopriva questo letto singolare su cui egli riposava, e ì suoi occhi si fermarono sulla bianca armatura che sosteneva la ve-