Pagina:Yambo, Ciuffettino.djvu/114

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Vestiva sempre di una giubba color di fuoco, di un paio di calzoni neri e gialli, e portava un gran cappellaccio a cencio ornato di una penna di airone tutta spelacchiata. La faccia non sarebbe sembrata brutta, non guardando gli occhi loschi, il naso rosso e pieno di bitorzoli, la bocca larga e sdentata, le guancie tutte sparse di rughe e di crepature, come la corteccia di certi vecchi alberi, e irte di peli somiglianti a setole di maiale. Il brav’uomo, in compenso, era calvo, e possedeva due orecchie monumantali, a ventola; ma, in fondo, ripeto, non poteva dirsi proprio brutto. Era soltanto schifoso.

Dopo gli urli di Spellacane, nella platea ci fu un gran silenzio.

— Dunque - ripetè il tremendo uomo, facendo scricchiolare i tre denti e mezzo che gli erano rimasti - si può sapere?...

— Padrone - esclamò l’avversario di Ciuffettino con voce piagnucolosa - è tutta colpa... di un ragazzo... che.... voleva.... che voleva entrare.... in teatro.... senza so... senzo so... ih! ih!