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Pagina:Yambo, Ciuffettino.djvu/120

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— Eh! eh!...

— E di grosso!... perchè io sono un ragazzo: e siccome sono un ragazzo, non sono un pezzo di legno: e siccome non sono un pezzo di legno, non voglio esser neanche il re dei Mori: e se io sono statosempre un bighellone, e ho lasciato la scuola, ella non c’entra: e il mi’ babbo mi gridava sempre, ma io non gli davo retta: e la mi’ mamma ci piangeva: e poi un giorno mi misero dal sor Teodoro che tutti al paese chiamano Trippetta, ma lui non vuole, e poi venne Burchiello: e si mangiò lo stracotto con le lenti, e le patate condite: ma poi si doveva arrostire il gatto: e quello scappò: e io trovai il lupomannaro, e poi scappai nella Città de’ Sapienti dove non c’era nessuno che avesse fame: e poi andai da un mugnaio e gli dissi: che me lo darebbe un po’ di pane? e lui voleva che affogassi Melampo: e Melampo mi disse che si sentiva male, e non poteva morire: e allora tutti e due si tornò verso casa; ma poi ho sentito le trombe e la grancassa, e ho detto: a casa ci andrò domani, stasera vado a vedere i burattini: e invece ho trovato un ragazzo che non voleva lasciarmi passare: e adesso voglio andar via, ecco! ih! ih! ih!

Padron Spellacane ebbe un truce sorriso.

— Non ho capito nulla - disse, attaccando ad un chiodo, insieme ad altri burattini, il povero figliuolo: ma, intanto, a me non importano le tue ciancie. Tu, d’ora innanzi, sei una marionetta!

Ciuffettino divenne di fuoco.

— La marionetta sarà lei!

— Sta zitto!

— No, che non voglio stare zitto: e le manderò a catafascio tutta la rappresentazione!...