Pagina:Yambo, Ciuffettino.djvu/178

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Nuota, nuota, non arrivavano mai.

— Sono stanco! - rantolò Ciuffettino, attaccandosi con tutte e due le mani alla coda del cane.

— Coraggio... per carità... anch’io sono stanco... ma...

— Ma tu, caro mio, sei un cane!

— Forza!...

— Non ne posso più!... Babbino, aiutami!

Non aveva finito di pronunciare, con voce fioca, queste parole, che la nave sembrò avanzarsi verso gli esausti nuotatori. In verità, il vento era cessato improvvisamente, ed il veliero, arrestando la corsa, si cullava adesso su le onde tranquille...

Quando giunsero ai fianchi del battello, Ciuffettino disse a Melampo:

— Io mi arrampico a bordo: e tu aspetta un poco, che sciolga la scaletta e la butti giù...

— Fa’ prestino! - sospirò la degna bestiola, alla quale era entrato un certo freddo addosso!

Il ragazzo in men che non si dice si trovò sul ponte. Non c’era nessuno: un alto silenzio regnava a bordo. Sciolse le corde che tenevano la scala, e Melampo raggiunse in due lanci l’amico Ciuffettino,

— Oh! bella!... - bisbigliò il nostro eroe - sembra che sieno scappati tutti... Ah!... no!... c’è un lume nella cabina di mastro Mangiavento...

Mastro Mangiavento aveva la cabina sul ponte. Il fanciullo ed il cane si diressero verso quella. Dalle commessure della porta filtrava un po’ di luce. Ciuffettino guardò pel buco della serratura, e vide il capitano, curvo sul suo tavolino, occupato a scrivere. Mastro Mangiavento tutte le sere quando era buon tempo scriveva un capitolo di un suo bellissimo libro su le meraviglie del mare, libro pieno di scienza