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Pagina:Yambo, Luna paese incomodo.djvu/12

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sciai, lo scossi e.... indovinate! ne uscirono un rotolo di carte e uri sacchetto che conteneva pianticelle, strani insetti disseccati, e qualche sassolino.

— Vedi? — dissi a Sardella, — questo non è un apparecchio esplosivo: è un astuccio.

Sardella, sicuro dello scongiurato pericolo, entrò in bottega e si mise a osservare le cose contenute nel cilindro; ma l’esame non lo convinse, e dopo un gran riflettere, borbottò:

— Non sarà una bomba per la pesca: ma io non mi fiderei ugualmente.

Che cosa potevo ribattere a quel cocciutaccio? Svolsi il rotolo delle carte pian piano, e le stesi sul banco del fabbro, il quale frattanto rimuginava una sua ipotesi molto piú logica di quella di Geraldo.

— Secondo me — mugolò, finalmente — queste sono le carte di un qualche viaggiatore che avanti di far naufragio, le ha buttate in acqua. Cose che succedono, perché le ho lette in un vecchio libro di viaggi. Ma allora, a quei tempi, si usavan piuttosto le bottiglie.

Approvai col capo, mentre scorrevo rapidamente, con l’occhio ansioso, la prima riga di un manoscritto in lingua latina:

«Narratio itineris ad Lunam»