Pagina:Zamboni - Pandemonio - Il bacio nella luna, Firenze, Landi, 1911.pdf/397

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Antichità e Belle Arti,» raccomandandogli di far cessare certe inutili distruzioni di monumenti romani, per opera dell’ultima discendenza dei Vandali rimasti in Italia: i signori romani bagherini, i capimastri rozzi e affamati, i fondatori delle Banche ladre.

Michele Amari, conosciuto a Pisa in casa D’Ancona, a cui io non finiva di dire quanto «La guerra del Vespro siciliano,» ci ispirasse prima della rivoluzione, e per la rivoluzione, aggiungendo che io, ritornato in Roma dalle Campagne Venete, trovai sulla mia scrivania ancora aperto quel libro, la cui lettura fu interrotta quando si partì.

Filippo Orlando, che si travaglia infaticabilmente di dare alla luce e di rendere popolari in ogni guisa, e anche colle sue cartoline illustrate, i nomi e gli scritti dei nostri autori antichi e moderni, nonchè le vite d’altri che operarono col senno e con la mano.

L’incorrotto ed incorruttibile Napoleone Colajanni, lo smascheratore del Panamino, cui il Giolitti fino che potè trattò di calunniatore, ma che poi.... ma che poi.... Scrisse di me orrevolmente e della mia «Roma nel Mille» nella sua «Rivista popolare».

Nel 1895 io a Messina, dopo essere stato un di extra moenia con Tommaso Cannizzaro, il poeta dalla maravigliosa spontaneità della rima, passai una serata indimenticabile al Faro, presso i Laghi, in plenilunio con amici e una donna gentile. Della brigata era il siciliano prof. Giacomo Boner. Cari luoghi di pace, sui quali que’ due felici lassù parevano accrescere la calma in terra, e nell’acque; e la compagnia per celia mi diceva: «Guardate, guardate, sono nella vostra Luna».