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Fe’ il campidoglio! oh quanto a Roma spiacque!
14Leggilo in quel bel volto, ov’egli è scritto.
IV1
Chi è costei, che a mezza notte è desta,
E in via s’è posta con sì chiara lampa,
E sì nel suol rapidi passi stampa,
4Che mortal occhio dietro lei s’arresta?
Delle vergini sagge è certo questa
Una, che da vergogna e sonno scampa,
Onde lo sposo, di cui tanto avvampa,
8Non abbia a dir: di fuor, pazza, ten resta;
Ma qual rumore intorno l’aer rompe!
Ecco lo sposo per sentier di luce,
11Che vienle incontro, e suo corso interrompe,
Seguite o Verginelle, ora costei,
Cui sua prudenza a tanto onor conduce.
14Oh quanto ogni altra è tarda al par di lei!
V2
Che guardi, e pensi, Pellegrin divoto?
Questo è avello d’Antonio, e sono questi
Di lui gli alti prodigi, e manifesti,
4Che appesi stanno al sacro tempio in voto.
Guarda: quei son navigli, ch’Austro e Noto
A franger dal lor rege invan fur desti,
Quei sono i naviganti afflitti e mesti,
8Questo è un nocchier, che sta confuso e immoto.
Guarda quanti a perigli e a morbi tolse,
Quanti a maligni spirti! oh quanti a morte!
11Vè quanti lacci, e quanti ne disciolse!
Guarda quella di gravi anella attorte.
Catena infranta! Una al mio piè ne sciolse,
14Ben mi ricordo: ahi quanto era più forte!