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Pagina:Zappi, Maratti - Rime I.pdf/159

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VIII[1]


Vasta quercia nodoso, o antico pino,
     Che piogge e venti lunga età sostenne,
     Se diroccat’ al fin a cader venne
     Dal soffiar d’Aquilone e di Garbino
5Tosto veggiam fuor dello scoglio alpino
     A diramarlo, poichè il caso avvenne,
     Da ciascun lato uscir colla bipenne
     Gli alpestri abitator dell’Apennino.
Tal, poichè cadde il vasto antico impero,
     10Corse l’Europa alle rapine, e corse
     L’Africa e l’Asia, e in mille parti il fero.
Ma torneranno al fine a ricomporse
     Le gran membra divise in man di Piero,
     Chè a far del Mondo un sol’ ovil già sorse.


IX[2]


Italia, Italia, il flagellar non odi
     De’ barbarici remi alla marina?
     Non vedi il vincitor, che s’avvicina,
     Coll’armi no, di servitù coi nodi?
5Non senti alfin con quai superbi modi,
     Sprona i suoi duci a far di te rapina?
     E gli assicura della tua rovina,
     Ch’inulta è ancor Gerusalemme e Rodi?
Or con qual volto misera dolente
     10Ti volgerai nel caso acerbo e tristo,
     Chiedendo aiuto al tuo Signor possente,
Se nell’ozio tuo lungo alcun acquisto
     Far non sapesti, nè ti cadde in mente
     Il gran sepolcro liberar di Cristo?


X


Se Pastorello innamorato scriva
     Duo cari nomi, e un bel verso d’amore

  1. La rovina del Romano Impero.
  2. All’Italia per i movimenti dell’armi Ottomane.