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XXXII

GIO. BATTISTA CATENA.1


sestine.


M’è sparito dagli occhi il mio bel Sole:
     E chi resister puote a tant’orrore?
     È spento ogni splendore, o mia pupilla,
     E l’alma si distilla in doglia e in pianto!
     Ma dov’è intanto il lume d’una Stella,
     6Ch’in gran procella io son lontan dal lido?
Or che dell’Adria il Sole è giunto al lido,
     Di duolo è nido l’egra mia pupilla,
     Ed ogni stilla addensa più l’orrore,
     E cresce col dolore anch’il mio pianto.
     Ecco muta il suo ammanto anch’ogni Stella
     12Per comparir più bella incontro il Sole!
Ferma, o Pensiero, i vanni avanti al Sole,
     Giacchè sì duole all’ombra la pupilla:
     E una scintilla prendi da quel lido,
     Che sia di speme nido, e non di pianto,
     E tolga il muto incanto a quest’orrore;
     18Questa farà rossore a ogn’altra Stella.
Con questa luce io non cerco altra Stella:
     Questa sia quella, che mi guidi al lido:
     Ad altra io non m’affido in quest’orrore.
     Ripiglia il tuo vigore, o mia pupilla,
     A una favilla dell’almo mio Sole.
     24Chi meco gioir vuole? io lascio il pianto.
Ninfe, e Pastori, or che ho finito il pianto,
     Al salto, al canto, insin che torni il Sole,
     O andiamo a cor’ viole intorno al lido.
     Amor ti sfido: Io prenderò una Stella,
     E tu la tua facella in quell’orrore:
     30Giuochiamc’il cuore, o almeno una pupilla.

  1. Delirio Poetico per l’improvvisa partenza d’Aglauro da Roma per Venezia.