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III
Dissi ad Amor, che tutto lieto io vidi
Sceglier fra tanti suoi lacci il più forte:
A qual’opra t’accingi? e quai ritorte
Prepari? e chi legar pensi, o l’affidi?
5Egli, ridendo, a me rispose: A i lidi
Vò del Sebeto; tosto fia ch’io porte
Sul Tebro avvinto un chiaro almo Consorte,
Fra molti fidi Amanti un de’ più fidi.
Soggiunse poscia: Or quà volgi tue ciglia;
10Mira, se più leggiadra e più vezzosa
Donzella può destarti maraviglia.
Sua Colonna tu vedi alta e famosa,
Questa dunque sostegna altra Famiglia,
E pregi a pregi accresca Amante e Sposa.
IV
Coll’arco teso Amor femmisi avanti:
Prendi tua cetra, disse, o pure il petto
Avrai, se ’l nieghi, al rigor mio soggetto:
Io vuo’, che tosto a mio piacer tu canti.
5Questo, che ’l sai, di quanti cuori e quanti
La brama sia, la pena, ed il diletto,
Sì chiaro ho scelto de’ tuoi carmi oggetto:
T’appresta all’opra, e dei ridir suoi vanti.
Ed il vostro leggiadro almo sembiante
10Mostrommi, Idalba, di sua man dipinto;
E poi che ’l vidi, allor gridai tremante:
O Nume irato, ed a piagarmi accinto,
Come deggio lodar tai cose e tante,
Se ’l mio poter dal voler troppo è vinto?
ALESSANDRO SEGNI.
I
L’Alto Fattor, che perfezion volea,
Formò l’idee nella sua mente eterna;
Ei, che gli esempi in Noi muove, e governa