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5Per l’antica trovar pace serena
     Parmi alpestre ogni calle, e ’n dubbio stato
     Dico: o quell’io non sono, o sì cangiato
     Son, che me stesso io riconosco appena.
Vorrei, lasso!, fuggir dai falli miei,
     10Che affliggon l’alma timida smarrita,
     E vorrei....... ma non so quel ch’io vorrei.
O gran padre del Cielo io pero; aita:
     Tu purga col mio pianto i sensi rei,
     E ’l primo me di me ritorna in vita.


III


Era già il verno, ed io piangeva un giorno
     La fierezza di Clori, e ’l mio destino:
     M’intese Clori, un canto almo e divino
     Sciolse dal labbro allor di grazie adorno.
5Chi ’l crederìa? Nacquero i fior d’intorno,
     E tacque Borea, e ’l fier torrente alpino;
     Io mi scordai del pianto, e del meschino
     Stato, credendo in Cielo aver soggiorno.
Ma la Ninfa crudel del gioir mio
     10Tosto s’avvide, e le dispiacque tanto,
     Che cantar da quel dì più non s’udìo.
Oh sovra il riso altrui felice pianto!
     Ben farei sempre di questi occhi un rio
     S’ella tornasse un’altra volta al canto.


IV


Quando la mente al gran decreto eterno
     Piegò Maria nel timor dubbio e saggio,
     E, disse umìle all’immortal Messaggio:
     Ecco l’Ancella del Signor superno;
5Allor di lei si fecondò l’interno
     Col possente di Dio mirabil raggio;
     E noi quinci vittoria, e quindi oltraggio
     Tu n’avesti empio Re del cieco Averno.
Che s’era l’alta Donna in sue parole
     10Rigida al suon d’Angelica preghiera,
     S’aspetterebbe forse il divin Sole: