Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
384 |
5Per l’antica trovar pace serena
Parmi alpestre ogni calle, e ’n dubbio stato
Dico: o quell’io non sono, o sì cangiato
Son, che me stesso io riconosco appena.
Vorrei, lasso!, fuggir dai falli miei,
10Che affliggon l’alma timida smarrita,
E vorrei....... ma non so quel ch’io vorrei.
O gran padre del Cielo io pero; aita:
Tu purga col mio pianto i sensi rei,
E ’l primo me di me ritorna in vita.
III
Era già il verno, ed io piangeva un giorno
La fierezza di Clori, e ’l mio destino:
M’intese Clori, un canto almo e divino
Sciolse dal labbro allor di grazie adorno.
5Chi ’l crederìa? Nacquero i fior d’intorno,
E tacque Borea, e ’l fier torrente alpino;
Io mi scordai del pianto, e del meschino
Stato, credendo in Cielo aver soggiorno.
Ma la Ninfa crudel del gioir mio
10Tosto s’avvide, e le dispiacque tanto,
Che cantar da quel dì più non s’udìo.
Oh sovra il riso altrui felice pianto!
Ben farei sempre di questi occhi un rio
S’ella tornasse un’altra volta al canto.
IV
Quando la mente al gran decreto eterno
Piegò Maria nel timor dubbio e saggio,
E, disse umìle all’immortal Messaggio:
Ecco l’Ancella del Signor superno;
5Allor di lei si fecondò l’interno
Col possente di Dio mirabil raggio;
E noi quinci vittoria, e quindi oltraggio
Tu n’avesti empio Re del cieco Averno.
Che s’era l’alta Donna in sue parole
10Rigida al suon d’Angelica preghiera,
S’aspetterebbe forse il divin Sole: