Alessio.
La Ninfa mia, se talor meco è in guerra,
China, quando m³ incontra, i lumi a terra; 370Poi sdegnosetta a me gli volge e gira;
Poi di pietà gli veste e in un sospira.
Così d’ira e d’amor confonde i segni
Oh sospir cari, oh cari e dolci sdegni! Tirsi.
Jer fu veduta l’Aquila grifagana 375Là fra la rupe il bosco degl’Allori;
E dove Alfeo nel vicin lago stagna
Stava una turma di Cigni canori.
Oggi ascolto li Buoi per la campagna
Muggir più lieti. ah! temo di mia Clori 380Io so, che i Numi dallo Ciel già scesero,
E per beltà minor tai forme presero. Alessio.
Io d’altri nò, ma temo sol quel fonte,
L’onda di quel vascello e di quel fiume
Poiché specchiandosivi ella fronte, 385Mira il tesor di sua beltade e il lume;
E ch’indi poi resa superba, in oute
Cangi e ’n disdegno il dolce suo costume.
Ben mi conosco; onde il mio picciol merto,
E sua virtù, me di lei rende incerto. Tirsi. 390Io so di che ridete erbe giulive;
Il Girasol vedete in queste rive
Girarse, piegarse
Al suolo, al polo
Confuso, deluse 395A più d’un Sol lucente: al per l’inganna
Di Cleri la capanna, e l’Orìente Alessio.
Io so, perchè pensosa in sulla spine
Sta quella vaga rosa umile e china:
S’arresta modesta,