Pagina:Zecche e monete degli Abruzzi.djvu/110

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in Napoli nel 1804, mi sarà guida ad illustrare i monumenti superstiti della zecca sulmonese.

Sulle monete nel medio evo in essa coniate appare talvolta il busto di san Panfilo, più di frequente quello di san Pier Celestino, che abbiamo già osservato impresso del pari sulle aquilane. Fu san Panfilo vescovo di Sulmona dal 682 al 701; e discopertone nel nono secolo il corpo, venne onorato di pubblico culto nella cattedrale che dal suo nome si volle intitolata. Pietro di Angelerio, nativo d’Isernia, menò santa vita nell’eremo del Morrone appo Sulmona, e assunto al pontificato, che tenne solo pochi mesi nel 1294, col nome di Celestino V, fondò l’ordine dei celestini, e ne costituì sede precipua l’antico e diletto suo romitorio. Annoverato fra’ santi negli anni 1313, ebbe sempre venerazione particolare dai sulmonesi; talchè sui bolognini di Carlo III e di Ladislao lo si effigiò a preferenza del santo vescovo Panfilo.

Dissi nel secondo capitolo risalire le origini delle contemporanee zecche dell’Aquila e di Sulmona alle guerre civili combattute negli Abruzzi fra il primo Lodovico di Angiò e Carlo di Durazzo, terzo re di Napoli di questo nome. Riportandomi alle ragioni ivi esposte, e stante la mancanza di documenti della fondazione di queste due zecche, che per Sulmona nè anche al Di Pietro fu dato di precisare, ricorderò solamente che questa città si tenne sempre ligia a Carlo, e fu da lui prediletta, e ne fece egli sua residenza in Abruzzo. Non dee perciò farci specie se, nell’agitato e breve governo di quel monarca, mentre stava inoperosa la maestra zecca di Napoli, ond’era uscita a’ giorni di Carlo II e di Roberto favolosa quantità di gigliati o di robertini, la sola Sulmona battesse monete di Carlo III, e tali che, scostandosi dal sistema napoletano, meglio si convenissero a stipendiare le truppe ed agevolare i traffichi in una provincia posta a’ confini della Chiesa, e tutta innondata dalle pontificie monete.

Il bolognino di Carlo di Durazzo, simile per tipo e valore a quello di Lodovico I, del quale ho dato bastevoli cenni nel