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se, mercè volontario esiglio, alla minacciata vendetta di Ferdinando; sempre peraltro sostenne i suoi diritti ai perduti dominii, se nel 1471 continuava ad intitolarsi dux Sorae et comes Albeti1.
In mezzo ai gravi sconvolgimenti del regno, durante la invasione angioina e prima della perdita di Sora, fra il 1459 e il 61, Piergiampaolo Cantelmi, sia per concessione di Giovanni, sia, il che è più verosimile, di proprio arbitrio, avea ivi aperta la zecca per battervi bolognini, di uno dei quali vedesi il disegno al n. 57 della sesta tavola:
D. + *petrvs.i.pa*, nell’area le ultime lettere vlvs disposte in croce, punto nel mezzo.
R. + *dvx.so.ran*, Dux Soranus; nel centro, grande A, sotto ad una rosetta e fra tre bisanti.
In una varietà di questa moneta, notevole anche per la mutata forma della t, che si conserva, al pari di quella or ora descritta, nel medagliere del Vaticano, intagliata al n. 58, leggesi nel diritto + petrvs.io.pa*. La prima delle due fu pubblicata dal Pfister a Londra2 nel 1855, e descritta lo stesso anno dal Cartier3; ma ambidue que’ valenti trasse in errore la non esalta interpretazione della leggenda Petrus I. Paulus, e credettero impresso il bolognino quando Sora fu aggregata al patrimonio di san Pietro, anzichè durante la signoria di Piergiampaolo.
«Non so (scrive il Litta4) come finisse il Cantelmi; pare che Pio II lo assolvesse, unitamente alla moglie ed ai figli, dal delitto di fellonia, poichè come duca di Sora era vassallo della Chiesa; ma non sembra che il re Ferdinando gli perdonasse.» La numismatica, soccorrendo qui al difetto, non però assoluto, delle memorie storiche, ci fa protrarre di trenta