Pagina:Zecche e monete degli Abruzzi.djvu/78

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sessantadue, ricevendone Matteo in compenso, con altre, la terra di Gesso. Giulio Antonio non mancò mai alla fede giurata all’aragonese, e nell’81 morì combattendo i turchi nel memorabile assedio d’Otranto, sotto le cui mura anche Matteo di Capua trovò eroica e gloriosa morte.

Niun dubbio pertanto che la moneta di Giosia Acquaviva, che do incisa al n. 28, sia stata da lui coniata tra il 59 quando, rimesso da Ferdinando ne’ suoi stati, parteggiò per Giovanni, e il 62 quando Atri, toltagli da Matteo di Capua, fu dal re donata a questo suo valoroso condottiere e vicerè di Abruzzo. È dessa un bolognino d’argento, del peso di acini 15, e porge dall’uno dei lati la epigrafe *iosias*d*aqva* terminata nell’area dalle lettere viva disposte in croce, e preceduta da un leoncino saliente, ad indicare lo stemma degli Acquaviva, leone saliente in campo d’oro; dall’altro lato è la scritta *dvx*adrie* e nell’area una grande A fra quattro stelline, postavi o perchè iniziale del nome di Atri, o piuttosto per imitare que’ bolognini che allora stampavansi in tante zecche del centro e del settentrione d’Italia, dei quali era segno caratteristico quella lettera nel mezzo del campo.

Se nuova riescirà a molti la moneta di Giosia, non potrà dirsi altrettanto di quella, parimente d’argento, ma da due bolognini, di Matteo di Capua, pubblicata fino dal 1767 dal Bellini1, della quale offro al n. 29 l’intaglio ben più diligente che l’erudito ferrarese non diede, avendolo io ricavato dall’esemplare che ne conserva il medagliere del Vaticano, dove ebbi agio di esaminarla, insieme all’altra di Giosia, per la gentile condiscendenza del professore Pietro Tessieri. Pesa acini 27, e dal diritto ci mostra la croce circondata dalla epigrafe :m:d':capva:dvx:adrie preceduta da uno scudetto coll’arme della casa di Capua, in campo d’oro banda nera listata d’argento; dal rovescio un santo vescovo ritto e di faccia, che stringe nella manca una lunga croce e coll’altra benedice, e il suo nome all’in-

  1. Bellini, Altera dissertatio, p. 1 e 2.