Pagina:Zecche e monete degli Abruzzi.djvu/86

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maestà vostra tale delicto remectere; et che de novo par speciale gratia se permecta et conceda a la dicta cita cognare et far cognare qualsevole moneta de rame argento et oro, della bontà intrinseca et extrinseca, con lo cugno de casa de Aragona, la quale sicla sia de omne tempo valitura et permessa in la cita predicta, senza obstaculo et contrarietate o varietate alcuna de qualsivoglia sicla del regno, in qualuncha modo se havessero ad fare obtinere de cetero, in preiudicio de la dicta universita. Alla quale domanda rispondeva re Federico: Placet regali majestati remictere delictum commissum, ut petitur; quo vero ad concessionem sicle, sua majestas bene informata deliberabit1. La reticenza di Federico, per quello concerne la zecca, e il non trovarsi veruna moneta di Chieti da Carlo VIII in poi, ci sono argomenti bastevoli a farci avvertire nel silenzio del monarca, il suo dissenso; ed il tumulto ivi accaduto il 20 gennajo 1499, mentre vi stava acquartierato quel re, ci è prova che l’antica fede dei cittadini alla casa di Aragona erasi di molto raffreddata, se non anche del tutto spenta, nè Chieti poteva più ripromettersi nuovi privilegii.




  1. Ravizza, o. c., III, 23.