Pagina:Zecche e monete degli Abruzzi.djvu/88

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grossi e minuti»1. Non conobbe il Carrera niuna moneta della terra di cui fedelmente ogni memoria raccolse, perciocchè, attesa la molta loro rarità, non gli venne fatto mai di vederne di averne notizia. Due però qui ne produco nella quarta tavola, sotto i numeri 56 e 57, dal medagliere del Vaticano.

È l’una il doppio bolognino, analogo all’atriano di Matteo di Capua e al chietino, del peso di acini 31:

D. de civita * dvcali. Croce patente, precede la leggenda una imaginetta di torrione.

R. s. maiinvs. *. Santo vescovo ritto e di faccia, d. benedicente, s. lunga croce.

Non sarà malagevole a spiegarsi il significato del torrione, dappoichè esso costituisce la principal parte dello stemma di Civitaducale, quale vedesi nell’Ughelli2, che raffigura un principe incoronato e in regio paludamento incedente a cavallo verso una torre merlata, a’ cui piedi scorre un fiume; al sommo della torre tre fiordalisi orizzontalmente disposti, e sovr’essi il rastrello, tre altri alla punta dello scudo. Agli zecchieri di questa terra doveva importare, per assicurarsi lo spaccio maggiore della nuova moneta, e conseguentemente il maggior profitto, farla quant’era possibile somigliante alle analoghe di Chieti, di Camerino e di tante altre città soggette alla Chiesa le quali, avendo un santo vescovo a protettore, ne riproduceano sui conii loro la effige. Se Civitaducale vi avesse posta la B. Vergine, ed Atri santa Reparata o l’Assunta, il corso o, a meglio dire, la commistione delle loro monete con quelle che aveano preso ad imitare ne sarebbe stata dal troppo differente tipo impedita. Per tal motivo Matteo di Capua aveva scelto san Nicolò; e del pari il comune di Civitaducale adottava una consimile imagine, confondendo avvertitamente i caratteri della epigrafe, che potrebbon leggersi s. maximvs. ma forse meglio s. marinvs.

  1. Carrera, Saggio topografico politico economico di tutto il distretto allodiale di Città Ducale, Aquila 1788, p. 69.
  2. Italia sacra, Venetiis 1717, I, 604.