Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/168

Da Wikisource.
I 62 III - ALESSANDRO SEVERO

Marziano. Figlia, che fai?
Sallustia. Difendo
ciò che virtú m’impone.
Marziano. Quel seno che difendi
bolle d’odio per te.
Sallustia. Ma quello è il seno
che die’ vita al mio sposo.
Marziano. Lo sposo ella ti toglie.
Sallustia. Ella mel diede.
Marziano. E con esso ti priva
e di patria e d’impero.
Sallustia. Mi faccia anche morir. Tutte le offese
non uguagliano il prezzo
del suo gran dono.
Giulia. (lo son di sasso!)
Marziano. Eh, mòra!
Sallustia. Le ferite e la morte
passeranno al mio sen prima che al suo.
Marziano. Son padre.
Sallustia. Noi conosco
in chi di fellonia marche ha sul volto.
Marziano. Ingrata, or via; quel ferro
scaglia ancor nel mio petto !
Sallustia. Quel di Augusta difendo
e non minaccio il tuo.
Marziano. Ma che? D’inciampo
sará fanciulla imbelle
al mio braccio guerrier? Questo sol colpo
il mal fidato acciar mi gitti al piede.
(con un colpo gitta la spada di mano a Sallustia)
E tu mori, o superba! pa Giulia)
Sallustia. (si cava uno stilo dal seno e lo porge a Giulia)
Augusta, prendi.
e con la mia la vita tua difendi.
Marziano. O Dei!
Giulia. Perfido, indietro!