Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/205

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quanto v’invidio! A Priamo

nuora, ad Ettore moglie, io sopra quante
donne l’Asia vantò felice un tempo,
or senza regno e senza sposo e senza
libertá, per signore ho il mio nimico,
e nel nimico ho l’odioso amante.
A tante angosce e tante
tormi forte saprei. Tu solo ancora,
figlio, viscere mie, non vuoi ch’ io mora.
Vedova tortorella
piange cosi ’l suo fido,
ma della cara prole
vola d’intorno al nido
e abbandonar noi sa.
Timida de’ suoi danni,
guarda qua e lá, ma resta,
né spiega lungi i vanni;
tanto in quel picciol core
può di materno amore
la naturai pietá.

SCENA V

Eumeo con soldati, Andromaca ed Ermione.

Eumeo. Donna, tu serva sei. Questa che vedi,

di quel Pirro è la sposa
cui ti diede la sorte, e la ubbidisci.
Andromaca. Son serva, è ver; ma solo a Pirro è dato
sopra Andromaca aver ragione d’impero;
né colei che m’additi è ancor sua sposa.
Ermione. Ma lo sará. La figlia
d’Elena qui non venne
per soffrir che tu, o donna
barbara per natal, schiava per legge,
il suo sposo le usurpi e lei derida.