Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/250

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Meglio il dirá la tua grand’alma, o meglio

l’udrai dal divo Apollo, onde fui spinto
a parlarti cosi. Vuoi? Core, e hai vinto!
A grand’alma per vincer amore
sol basta voler,
e ragione sopprime i sospiri.
Se all’arbitrio, ch’è dono del cielo,
mancasse il poter,
non sarebbe che aggravio del core
e vii servo di sciocchi desiri.

SCENA V

Pirro.

Che fo? Qual laccio deggio

sciorre? quale annodar? Lasciar colei,
mia lunga spene e mio vicino acquisto,
per poi sposar la dispettosa Ermione?
No; ripugna l’amor, gloria dissente.
Oreste, Ermione, Ulisse
diran:—Noi Pirro alfine
abbiam fatto tremar; l’abbiam costretto.
Per Briseida cosi non fece Achille. —
Perfidi ! non avrete
questo trionfo. Sposerò... Ma, oh nozze
lugubri e quali Ermione
le vorrebbe ed Ulisse!
Qual cor del mio fu piú stracciato? In cento
pensier mi aggiro e resto e torno e parto,
veggo Andromaca esangue... Ah, questo, questo
vincerá alfine. Andiamo, o Pirro, e s’anche,
perdendo il caro oggetto,
ne freme amor, rispondi: in si ria sorte,
se noi cede virtú, mel toglie morte.