Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/253

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n’ebbi smania e furor. L’istesse offese

ti provano il mio cor. Se men pregiato
ti avessi, reso avrei sprezzo per sprezzo.
Ma grave m’era il perderti. Or tua sono,
e in tuo favor fo un nuovo sforzo...
(ad Oreste) Il sai.
Tu giusto a me sarai,
e un di queste che or sono
nozze a noi di dispetto e di dolore
ne saran di concordia e poi d’amore.
(si rimette nel mezzo a fianco di Pirro)
Oreste. (Va, confidati in donna, amante core.)
Andromaca. Io non credea che in terra, Ettore estinto,
fosse virtú rimasta.
Ma nella tua, gran re, scorgo il mio inganno.
Sopraffatta cosi che se in quest’alma
non vincesti l’amor, vinto hai lo sdegno.
Memore de’ tuoi doni,
farò voti per te; faralli il figlio,
né in avvenir sarai
per le sciagure mie solo immortale.
Pirro. Andromaca... Alle navi
vele apprestinsi e sarte.
Troia fuggiam, sempre funesta a Pirro.
Eleno. Sereno è il ciel. (Chi piú di me è felice?)
Telemaco. Han pur fine, Astianatte, i nostri affanni.
Astianatte. Tu solo in me serbasti anche la madre.
Eumeo. Quante in un di vicende or liete or meste !
Ulisse. Non piú indugio. Alle navi !
Pirro. (ad Ulisse) Tu in Itaca,
(ad Oreste) tu in Argo, e noi in Epiro.
Oreste. Ma nel gaudio comun sol io sospiro.
Coro. Dio del lume, amico nume
a chi solca infidi mari,
Tonde accheta, i venti affrena,
e ne reggi a’ dolci lari.