Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/117

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(13) pensieri 91

quel Giove accennante col capo e scuotente l’Olimpo, quel Nettuno che in quattro passi traversa provincie, quel grido di Marte ferito che pareggia il grido di diecimila combattenti e d’improvviso atterrisce ambedue gli eserciti, Greco e troiano; (Il., 1. 5); quella caduta dello stesso Dio che disteso occupa sette iugeri di terreno (Il. 21.407), di quelle tante immagini sublimissime della Bibbia, perché nella poesia umana ci vuole il mezzo dappertutto, il mezzo, che è il gran luogo di verità e di natura e che né anche col vero si dee oltrepassare; e il sublime dee scuotere fortemente il lettore, ma non subbissarlo con cose che oltrepassino la capacità nostra. E questo della poesia umana. Ma la poesia divina come la Scrittura, dee veramente subbissare e oltrepassare la capacità umana, e però quelle immagini, essendo poi per se stesse lontanissime dall’essere esagerate, convengono ottimamente a questa sorta di poesia tutta essenzialissimamente diversa dalla nostra; e però da noi non imitanda senza colpa poetica. Del resto, io dico bene che quelle immagini convengono a quella poesia, ma non già credo come dicono alcuni, che esse piú tosto che al gusto orientale, si debbano al piú vivamente sentire la maestà divina che faceano i lirici Ebrei: (Borgno, Diss. sopra i Sepolcri del Foscolo, Milano, 1813. p.86. nota 1a); che per esser subito persuasi del contrario basta osservare i luoghi della Bibbia dove non si parla di Dio né di cose affatto sublimi, come per esempio tutta la Cantica dove anzi si parla di amore e cose delicate, e pure vi si vedono le stesse metaforone e traslatoni e cose eccessive, però veramente e assolutamente derivate dal gusto orientale; a cui tuttavia non negherò che l’ispirazione cosí poetica come divina non accrescesse forza quanto alle imagini e frasi dette di sopra ec.


*   L’efficacia dell’espressioni bene spesso è il medesimo che la novità. Accadrà molte volte che l’espres-