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Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/315

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(181-182) pensieri 287

atti dell’uomo e non umani, secondo il linguaggio scolastico, ed appartenenti all’istinto, il quale abbiamo comune cogli altri animali, se non fosse affogato dalla ragione. Applicate queste considerazioni a quello che soglion dire gli scrittori religiosi, che il non poter noi trovarci mai soddisfatti in questo mondo, i nostri slanci verso un infinito che non comprendiamo, i sentimenti del nostro cuore e cose tali che appartengono veramente alle illusioni, formino una delle principali prove di una vita futura.


*   Tutto il sopraddetto intorno alla teoria del piacere è un nuovo argomento del quanto si potrebbe semplificare la teoria dell’uomo e delle cose (vedi p. 53) e del come il sistema intero della natura si aggiri sopra pochissimi principii, i quali producono gli infiniti e variatissimi effetti che vediamo, e stabiliti i quali, si direbbe che la natura ha avuto poco da faticare, perché le conseguenze ne son derivate necessariamente e come spontaneamente. I fenomeni dell’animo umano notati dai moderni psicologi perderebbero tutta la maraviglia, la quale deriva ordinariamente dall’ignoranza della relazione e dipendenza che hanno gli effetti particolari colle cause generali. Per esempio, quei fenomeni che ho analizzati e spiegati di sopra derivano immediatamente da un principio notissimo, che è l’amor del piacere. E questo amor del piacere è (182) una conseguenza spontanea dell’amor di sè e della propria conservazione. Questo è un principio anche piú noto e universale, e quasi finale. Tuttavia, quantunque la natura potesse separar queste due cose, esistenza e amor di lei, e perciò l’amor proprio sia una qualità posta da lei arbitrariamente nell’essere vivente, a ogni modo la nostra maniera di concepir le cose appena ci permette d’intendere come una cosa che è non ami di essere, parendo che il contrario di questo amore, sarebbe come una contraddizione coll’esistenza. Perciò l’amor proprio