Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/334

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306 pensieri (203-204)

6°, L’effetto della grazia ordinariamente è quello che ho detto, di scuotere e solleticare e pungere, puntura che spesso arriva dirittamente al cuore; come se tu vedi due occhi furbi di una donna rivolti sopra di te, nel qual caso la scossa si può paragonare anche all’elettrica. Ma in quella grazia che spetta, per esempio, alla semplicità pare che, se l’effetto è di solleticare, non sia di pungere; e forse si può fare su questa considerazione una distinzione di due grazie, l’una piccante, l’altra molle, insinuante, glissante dolcemente nell’anima. E forse la prima si chiama piú propriamente il non so che. 7°, La vivacità ha che far colla prima specie di grazia. Ma con tutto ciò la vivacità non è grazia. 8°, Nei cibi parimente si dà una certa grazia, ora della prima, ora anche della seconda specie. Quelli che chiamano ragoûts appartengono alla prima. E qui pure discordano i gusti infinitamente.

Insomma non saprei che dire. Si potrebbe conchiudere che la grazia consiste in un certo irritamento nelle cose che appartengono al bello e al piacere. Cosí si verrebbe ad escludere un viso mostruoso ec., e dall’altra parte il piacere troppo spiccato e sfacciato, come quello della bellezza, dei godimenti corporali, del desiderio soddisfatto; potendo la grazia chiamarsi piuttosto uno stuzzica-appetito, che una soddisfazione di esso (4-9 agosto 1820).

*   L’affettazione nuoce anche alla maraviglia, capital cagione del diletto nelle arti. Primieramente il conoscere il proposito toglie (204) la sorpresa. Poi, e questo è il principale, non vedi somma difficoltà in una figura somigliantissima al vero, ma stentata. Oltre che lo stento detrae al vero, perché non appartiene al vero se non la naturalezza, non è maraviglia che con fatica ti sia riuscito quello che volevi. E non è maraviglia che tu facci una cosa volendo, come che tu la facci, senza che gli altri si accorgano che tu