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342 | pensieri | (249-250) |
* La natura, in quanto natura assoluta e primitiva, non ci ha dato idea di altri doveri che verso noi stessi ed ha limitato le norme del giusto ai rapporti che l’animale ha con se stesso. Già verso gli animali d’altra specie non è dubbio che la natura non ha dettato nessuna regola di onestà e di rettitudine, perché l’uomo non prova nessuna ripugnanza nel far male agli altri animali anche senza suo vantaggio e per mero diletto, come a uccidere una formica ec. E gli altri animali si pascono bene spesso di animali di altra specie. Ma eziandio nella propria specie l’uomo assolutamente primitivo non sente ingenitamente nessuna colpa a far male a’ suoi simili per suo vantaggio, come non la sentono gli altri animali, che maltrattano, combattono e alle volte anche si cibano dei loro simili ed anche (sento dire) dei propri figli. In quanto però alla figliuolanza è certo che la natura ha dettato alcune leggi, o siano di semplice amore e inclinazione libera, o sieno anche sentimenti di dovere; ma non perpetui; solo fino a un certo tempo, come vediamo negli animali, (250) che dopo alcun tempo è verisimile che non riconoscano affatto i propri figli, massime quegli animali che ogni anno ne producono piú d’uno. E cosí avverrebbe all’uomo se il figlio, arrivato all’età di provvedersi da se, si separasse dai genitori, e questi l’uno dall’altro, come fanno gli animali. Giacché la necessità del concubitu prohihere vago non prova nulla in favore della società, perché anche gli uccelli si fabbricano il talamo espressamente e convivono con legge di matrimonio, finché bisogna all’educazione sufficiente dei prodotti di quel tal matrimonio e nulla piú, e non per questo hanno società. Né la detta necessità riguardo all’uomo si estende piú oltre di questo naturalmente, ma artifizialmente e a posteriori, cioè posta la società, la quale necessita la perpetuità de’ matrimoni e la distinzione delle famiglie e delle possidenze (19 settembre 1820).