Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/200

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(789-790-791) pensieri 187

ragioni alla lingua latina la debita libertà e la  (790) giudiziosa novità, ebbe ricorso, per bisogno, allo straniero e degenerò in barbaro grecismo. E come per fuggir questo male è necessario dar giusta e ragionata (non precipitata e illegittima e ingiudicata e anarchica) cittadinanza anche alle parole straniere, se sono necessarie, molto piú bisogna e ricercare con ogni diligenza, e, trovate, accogliere con buon viso e ricevere nel tesoro della buona e scrivibile e legittima favella sí i derivati delle buone e già riconosciute radici, sí le radici che, non essendo ancora riconosciute, vanno cosí vagando per l’uso della nazione, senza studio né osservazione di chi le fermi, le cerchi, le chiami, le inviti e le introduca a far parte delle voci o modi riconosciuti e a partecipare degli onori dovuti ai cittadini della buona lingua. 5°, In ultimo osserverò che non si hanno da avere per forestiere quelle voci o frasi, che, benché tali di origine, hanno acquistato già stabile e comune domicilio nell’uso quotidiano e molto piú se nelle scritture di vaglia. Queste voci o frasi sono  (791) come naturalizzate e debbono partecipare ai diritti e alle considerazioni delle sopraddette. Altrimenti siamo da capo, perché una grandissima parte delle nuove voci e frasi, di cui s’accresce l’uso quotidiano, vengono dallo straniero. E tutte le lingue, ancorché ottime, ancorché conservate nella loro purità, ancorché ricchissime, si accrescono col commercio degli stranieri e, per conseguenza, con una moderata partecipazione delle loro lingue. Le cognizioni, le cose di qualunque genere che ci vengono dall’estero e accrescono il numero degli oggetti che cadono nel discorso, o scritto o no, e quindi i bisogni della denominazione e della favella, portano naturalmente con se i nomi che hanno presso quella nazione da cui vengono e da cui le riceviamo. Come elle son nuove, cosí nella lingua nostra non si trova bene spesso come esprimerle appositamente e adequatamente in nessun modo. L’in-